Gh’era ‘n bagaj che comè mi amava Beatles e Rolling Stones

Il cantante-chitarrista Renato Ornaghi traduce in milanese i successi delle due band. "Io, i Sass Borlant e il sogno di rifare Crêuza de mä"

C’era un ragazzo che come lui… "Il ’62 è stato un anno magico per la musica inglese, quello in cui i Beatles hanno pubblicato ‘Love me do’ e i Rolling Stones hanno debuttato al Marquee di Londra, così, io che sono per il 49% beatlesiano e al 51% stoniano, ho deciso di omaggiarli entrambi reinterpretando in ‘lingua madre’ i rispettivi repertori" racconta il brianzolo Renato Ornaghi, cantante-chitarrista specializzato nella rielaborazione di pietre filosofali del rock d’oltre Manica in “lengua lombarda”.

L’appuntamento è il 29 luglio al Cafè Bohemme di Sirtori per una serata dall’(inevitabile) titolo morandiano: “Gh’era ‘n bagaj che comè mi amava i Beatles e i Rolling Stones”. Anzi, i Sass Borlant come li chiama Ornaghi nel volume “Come’ on sass borlant - The Rolling Stones in the Brianza County” dato alle stampe dieci anni fa con due cd nei quali rielabora 16 frammenti del sacro repertorio trasfigurando “Gimme shelter” in “Gris ‘ mè on schelter”, “(I can’t get no) Satisfaction” in “(I can vegg no) Se desfescen”, “You can’t always get what you want” in “Se pò nò avè semper quell che se voeur” e avanti di questo passo. Più che un dialetto per Ornaghi il lombardo è una vera e propria lingua affine all’inglese "perché fatta spesso da monosillabi, a differenza dell’italiano che ha termini più lunghi". Questo agevola certi adattamenti. "La ritmica delle parole consente di mantenersi fedeli all’originale, rendendo la traduzione semplicissima". L’idea della serata è di partire proprio dalle origini "e dalle cover che entrambe le band facevano nei locali, a cominciare da ‘Route 66’, ‘Twist and shout’ e poi, anno dopo anno, una canzone dei Beatles e una dei Rolling Stones, il modo di far convivere l’acqua santa e il diavolo. Così pensiamo di dare un bagno di ‘Sixtees’ in milanese che non è mai stato fatto prima, visto che finora c’è chi aveva tradotto le canzoni degli uni e chi degli altri". Ma non di sola musica inglese si sfamano gli appetiti di Ornaghi. "Ho pronta la traduzione in milanese di ‘Crêuza de mä’, la più grande opera in lingua regionale italiana, straordinaria celebrazione del genovese – dice –. Fabrizio De André diceva che le lingue regionali, a differenza dell’italiano, sono libere. L’operazione può sembrare distante, perché ‘Crêuza de mä’ parla di mare e in Lombardia il mare non c’è, però la brianzola Dori Ghezzi mi raccontava che Fabrizio apprezzava la parlata meneghina, la sentiva affine. Ora servono un buon interprete e buon arrangiamento. Il bergamasco The Andre nei panni d’interprete sarebbe perfetto, per gli arrangiamenti Franco Mussida potrebbe avere al Cpm la persona giusta. Nel 2024 cadono i quarant’anni di ‘Crêuza de mä’, c’è un anno e mezzo per realizzare tutto". Andrea Spinelli