È festa per San Bassiano "Un tempo si trovava marito"

Lodi, lo storico Stroppa rivela aneddoti e leggende del giorno del patrono "La trippa? Anticamente la offrivano le osterie, ma abbondavano con il sale"

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Tutto pronto nel capoluogo per i festeggiamenti in onore del patrono San Bassiano. La città si ferma, domani, e propone un programma di iniziative all’insegna della tradizione in cui spiccano, sul fronte religioso il pontificale e sul fronte “civile” la distribuzione gratuita della trippa in piazza e le benemerenze al teatro Alle Vigne. San Bassiano nacque nel 319 d.C. a Siracusa da un alto magistrato pagano che poi lo inviò a Roma per completare gli studi e avviare la carriera. Qui però si fece cristiano e, per sfuggire al padre, si spostò a Ravenna. Dal 374 d.C al 409 d.C. fu vescovo della città di Laus Pompeia (l’antica Lodi, oggi Lodi Vecchio), fu il primo vescovo di Lodi. Qui si registrava già da tempo la presenza di una fiorente comunità cristiana (prova ne fu il fatto che le autorità imperiali ai tempi delle persecuzioni di Diocleziano e Massimiano Erculeo, scelsero di decapitare i martiri Nabore, Felice e Vittore, legionari africani, proprio fuori Lodi Vecchio il 12 luglio 303, allo scopo di terrorizzare la folta comunità cristiana). La decisione di consacrare il primo vescovo di Laus Pompeia è probabilmente frutto della resistenza cattolica ad Aussenzio, vescovo ariano di Milano condannato come eretico nel II Concilio Romano del 372 d.C. San Bassiano, nel 387 d.C. poi inaugurò fuori dalle mura, la basilica dei XII Apostoli, la prima di Lodi e che venne consacrata da Ambrogio, vescovo di Milano. Morì a Laus Pompeia l’8 febbraio 409 (a 90 anni di età) e fu sepolto nella basilica da lui fondata. Nel 1.158 quando i milanesi distrussero Lodi le sue reliquie furono traslate a Milano dove rimasero fino al 1.163 quando il Barbarossa, dopo che il 10 marzo 1.162 aveva costretto Milano alla resa e l’aveva “distrutta” a sua volta le riportò in Lodi, della quale aveva nel frattempo autorizzato la ricostruzione.

"La distribuzione gratuita della trippa in piazza - ricorda lo storico lodigiano Angelo Stroppa – è stata introdotta nella seconda metà degli anni Ottanta. La leggenda narra che sia stato fatto perchè il pontificale nella Cattedrale andava sempre troppo per le lunghe e le persone quando uscivano dalla chiesa erano infreddolite e affamate e avevano bisogno di un bel piatto caldo e sostanzioso. Non va dimenticato anche che Lodi ha anche un altro patrono, Sant’Alberto Quadrelli (la ricorrenza è il 4 luglio) però il legame con San Bassiano è sempre stato più forte". "Ai primi del Novecento i giorni che precedevano il 19 gennaio venivano organizzati concerti sacri in chiesa – aggiunge –. Nel giorno della festa la città apriva le proprie porte fin dal primissimo mattino (erano chiuse perchè c’erano i dazi all’epoca) e tutte le persone anche dai centri limitrofi iniziavano ad affluire. C’erano tanti venditori di “filson”, ossia lunghe collane di castagne. Anche in questo caso la leggenda narra che i più specializzati nella vendita di questi “filson” fossero i santangiolini che da sempre dotati di forte astuzia la sera prima li immergessero nell’acqua per farne aumentare il peso. Poi c’erano un grandissimo mercato con tutte le produzioni locali". Lo storico Angelo Stroppa ricorda anche che il giorno di San Bassiano venivano date le cosiddette “sportole”, che erano pacchi alimentari per i poveri, che a Lodi arrivavano tutti i “fittabili” (proprietari delle cascine, gli imprenditori di una volta) sia per festeggiare e partecipare al Pontificale, ma anche per trovare marito alle loro figlie. Arrivavano con tutta la famiglia e tante “unioni” sono nate proprio il 19 gennaio. Un’altro aneddoto è quello che, anticamente, le trattorie per il giorno di San Bassiano offrivano gratis a tutti la “trippa” in segno di ospitalità. Però tutti i proprietari abbondavano con il sale e poi ovviamente il vino non era offerto. "Il mercato era grande e c’erano tante persone che durante l’anno mettevano da parte i soldi per poter concedere un bell’acquisto, magari di un bel vestito e di un taglio di lana - conclude -. Per quanto riguarda ancora la trippa inoltre si ricorda che nel Settecento c’era un monaco dell’Immacolata, tale don Robba il quale aveva descritto la ricetta perfetta della trippa alla lodigiana: bisognava utilizzare i fagioli bianchi di Spagna e innaffiare con un vinello leggero".