Il "calciolinguaggio" di Gianni Brera, Gadda dello sport: goleador, incornata, pretattica

Glossario della lingua breriana: prima di lui (che pensava in dialetto lombardo) non esisteva in Italia un linguaggio sportivo

L’idea di una raccolta di neologismi breriani nacque nei primi anni Settanta, quando all’Università Cattolica di Milano proposi al professor Augusto Marinoni, filologo e insigne studioso di Leonardo, una tesi su Gianni Brera. Anziché stupirsene, Marinoni ne fu incuriosito e fu lui suggerire il titolo “Glossario della lingua breriana”, diventato poi, nella pubblicazione dello stesso anno (1976) da parte della Lodigraf di Lodi, “Il calciolinguaggio di Gianni Brera”.

Brera non pensa in italiano, pensa in dialetto (“redefossiano”, dice lui). La prima parola ad affiorargli è quella dialettale, ed è una minima differenza di grafia a farla italiana. Correntìa viene dal dialetto curentìva ed è più ricco di concinnitas rispetto al toscano corrente.

Prima di Brera non esisteva in Italia un linguaggio sportivo. C’era bisogno di un nuovo vocabolario: libero, centrocampista, goleador, incornata, palla-gol, pretattica, per citare solo pochi esempi, vengono tutti da lui. C’è la fretta del pezzo da stendere che vuole sintesi e il neologismo è sintesi per eccellenza. C’è lo scrupolo della precisione: discolino per disco del rigore, in luogo di dischetto che resta quello del centrocampo (e oggi del computer). Doppiola (di un goleador) per doppietta, che al cacciatore Brera evoca il fucile per la lepre o il beccaccino.

C’è poi la ribellione lombarda (vedi come in Gadda o in Dossi) di dimostrare che l’idioma padano ha uguale dignità del toscano. In Brera il neologismo non è vezzo accademico, è creazione che esige un atteggiamento sacerdotale, quello del battesimo. Brera è fondamentalmente un poeta, come tale battesima parole nuove.