Con Solieri il grande rock è a Sondrio: "Io e la mia Frankie a teatro"

Sabato lo storico chitarrista di Vasco Rossi e la sua band live al Teatro Sociale

Maurizio Solieri insieme alla sua band

Maurizio Solieri insieme alla sua band

Sondrio, 19 gennaio 2016 - Il grande rock va in scena sabato al Teatro Sociale di Sondrio con il concerto di Maurizio Solieri, per quasi 40 anni storica guitar di Vasco Rossi. Solieri, musicista, compositore e autore, ormai leggenda del rock italiano, sarà accompagnato dalla sua straordinaria band: Mimmo Camporeale alle tastiere, Beppe Leoncini alla batteria, Max Gelsi al basso e la voce Lorenzo Campani. Il nucleo storico della Steve Rogers Band (Solieri, Camporeale e Leoncini), al fianco del Kapitano Vasco fin dai suoi esordi, insieme al basso di Leoncini (Elisa, Nina Zilli, Tiziano Ferro…) e alla giovane e straordinaria voce di Lorenzo Campani. Per Solieri che, come sempre, riuscirà a compiere la magia di far cantare il pubblico sui suoi riff e assoli coinvolgenti come avviene nelle canzoni simbolo «Colpa d’Alfredo» e «Albachiara», è un ritorno in Valle «in Valtellina ho suonato varie volte». In molti ricordano ancora quello storico concerto di Vasco, naturalmente con Solieri, datato 1983 che incantò il polifunzionale di Bormio gremitissimo.

Solieri una vita con Vasco poi, da qualche anno, le «Bollicine» sono evaporate... «Ma le mie no... Siamo stati insieme quasi 40 anni, forse ritorneremo a fare delle cose ancora insieme. Vedremo».

Sabato sera sul palco del Sociale di Sondrio, teatro e rock saranno un’accoppiata vincente? «Direi una giustissima accoppiata. All’estero si suona in stadi, teatri e club e devo dire che a me piace molto esibirmi nei teatri, c’è più contatto col pubblico».

Si esibirà con la sua mitica chitarra, la Frankie che l’accompagna del 1984? «Certo, è come la mia sorellina. Ha un bellissimo suono e mi dà grande tranquillità e sicurezza. A Sondrio poi porterò altre mie chitarre».

Cosa proporrà con la sua band al pubblico valtellinese? «Sarà una specie di piccola storia musicale con brani del grande rock. Si passerà da “My generation” degli Who a “Lo show” di Vasco, mescolando vari pezzi la cui musica ho scritto nell’arco di tanti anni, a pezzi immortali della storia del rock ‘n’roll».

Ma fare rock oggi in Italia è difficile? «Certo, molto difficile. Ci sono tanti gruppi, ma purtroppo radio e media non danno molto spazio. Da noi è così mentre all’estero si suona dai 15 anni ai 70. Poi direi che la cultura rock appartiene a un pubblico di nicchia».

E dei talent show che pensa? «Male. Danneggiano tutta la musica. Spettacoli televisivi che portano soldi alle agenzie. Un’illusione per chi vuole diventare famoso senza fare fatica e non avendo spesso le capacità».

Una vita a tutto rock, un figlio chiamato Eric in onore di mister Slowhand, al secolo il grande Eric Clapton. «Clapton è storia mondiale. Quanto alla mia vita ora è tranquilla, normale. Quando ero più giovane c’erano lunghe tournée, tanta allegria. Ora ho una vita regolare, un figlio dodicenne che fa la prima media, lo seguo nei compiti e gli sto insegnando i primi accordi».