Un macigno sull'edilizia: la Cossi se ne va

I sindacati hanno incontrato la dirigenza della Cossi Costruzioni in merito al trasferimento dell’impresa

Cantiere lungo la ss38 (Orlandi)

MORBEGNO, CANTIERE COSSI LAVORI NUOVA SS38 - FOTO(NATIONAL PRESS/ORLANDI).

Sondrio, 20 settembra 2017 - I rappresentanti confederali hanno incontrato la dirigenza della Cossi Costruzioni in merito al trasferimento dell’impresa a Roma. «Quel che è emerso è una scelta di riduzione del personale per contenere i costi, anche se le previsioni della scorsa settimana sembrano meno pesanti in quanto questa riduzione non sarà imminente, ma si sposterà a fine dicembre, quando molti cantieri saranno ultimati. Per quanto riguarda il settore degli impiegati, 7/8 si sposteranno a Roma. Per gli altri da gennaio in avanti si vedrà» ha detto Gianluca Callina, Feneal Uil.

L’intenzione dell’azienda è di avviare la procedura di licenziamento collettivo. Per il momento sono 234 i dipendenti in carico alla Cossi, di cui 138 sono operai (46 a tempo determinato), poi ci sono complessivamente una cinquantina tra tecnici ed amministrativi. Si prevede che a fine dicembre l’organico conterà 50/70 unità. Nel conteggio generale bisogna considerare anche quelli che si sono spostati sul cantiere di Avellino e un gruppo che si è dimesso. I cantieri a termine sono quello di Morbegno (con 104 operai) che avrà ancora una coda nei primi mesi dell’anno prossimo per smontare tutto e bonificare l’area, e quello di Sondalo (12), mentre quello in Valgerola è stato ultimato. Permane quello a Brescia con 12 operai e due geometri. «L’azienda rischia di scomparire da Sondrio. Noi ci rivolgeremo ai lavoratori in assemblee per parlare del loro futuro. Ci saranno proposte di trasferimento per pochi, su Roma, sul Brennero, a Milano per la «Città della Salute», ma per altri comunque saranno avviate le procedure di fine rapporto in mancanza di una nuova collocazione. Bisogna anche considerare che lo spostamento del cuore dell’amministrazione a Roma produrrà inevitabilmente anche contraccolpi sull’indotto della Valle. Non va dimenticato che il 10% della forza lavoro nel settore edile in Valtellina è rappresentato dalla Cossi», ha spiegato Rossano Ricchini, Filca Cisl. In valle rimarranno per il momento gli impianti di Castellina e di Buglio, sperando che, magari, si possa riaprire il discorso con la nuova tangenziale di Tirano. «Occorre coinvolgere anche i livelli nazionali per un tavolo allargato per discutere della vicenda che riguarda anche operai impegnati nel cantiere di Brescia», ha aggiunto Roberto Caruso, Fillea Cgil, che ha chiesto anche un incontro con le Istituzioni se non per risolvere, almeno per mitigare il disagio di chi, spesso ultracinquantenne, perde il posto di lavoro, considerando anche che i minatori dell’Alta Valle saranno difficilmente collocabili nell’edilizia comune.