Sondrio, cassa integrazione alle stelle: più 302%

Le ripercussioni del lockdown su tutti i settori economici in provincia. Le domande ammontano a un totale di 4.221.000 di ore

Il segretario provinciale della Cisl, Davide Fumagalli elenca i numeri (ANP)

Il segretario provinciale della Cisl, Davide Fumagalli elenca i numeri (ANP)

Sondrio, 27 maggio 2020 - La cassa integrazione è schizzata alle stelle. È salita al 302,9 %. Questi i numeri causati dal lockdown in provincia di Sondrio. Una criticità che potrebbe trovare un precedente solamente negli anni 2009-2010. "In realtà, per noi, le difficoltà si sono verificate nel 2012 – precisa Davide Fumagalli, segretario generale Cisl Sondrio – nel 2012 infatti, l’anno peggiore della crisi economica per la provincia di Sondrio, sono state richieste 2.152.000 ore di cassa integrazione. A seguito dell’epidemia di Coronavirus, invece, le domande sono ammontate ad un totale di 4.221.000 di ore, poco meno del doppio rispetto a quanto verificatosi nel 2012".

A differenza di quanto accaduto in passato, la crisi ha investito quasi tutti i settori. Il primo ad essere colpito è stato il turismo. A causa del Covid, le strutture ricettive sono state obbligate a sospendere l’attività in anticipo e senza preavviso. Questo ha comportato 4.000 cessazioni in più rispetto all’anno precedente, molte delle quali, specie in Alta Valle, hanno interessato persone straniere. I lavoratori coinvolti inoltre, non avendo un rapporto di lavoro continuato, hanno potuto solamente fruire della Naspi (indennità mensile di disoccupazione), recentemente prorogata di ulteriori due mesi a motivo dell’emergenza. 

«Gran parte delle problematicità riguardano la ripartenza – prosegue Fumagalli – Il turismo è stato il primo settore ad essersi fermato e probabilmente sarà l’ultimo a ripartire. Risulterà cruciale comprendere come poter ricominciare e quali misure debbano essere attuate". Si prevede che la capienza di alberghi, ristoranti, bar, debba essere infatti ridimensionata con conseguente diminuzione di entrate e impiego di lavoratori. Per quanto riguarda la cassa integrazione invece, nel territorio operano circa 5.500 aziende con dipendenti di cui il 69% con un massimo di sei collaboratori. La maggior parte di loro ha risentito delle difficoltà economiche imputabili al lockdown. Molte sono state le richieste di cassa integrazione e non tutte attualmente sono state liquidate. "La cassa integrazione, per quanto deprecabili le ragioni che spingono a richiederla, consente al dipendente di mantenere il proprio posto di lavoro e, quindi, la propria fonte di reddito".