"Zaki emblema della negazione della libertà di parola"

Il riconoscimento è stato affidato a un rappresentante di Amnesty International

Migration

Anche Brescia si unisce alla richiesta di concessione di cittadinanza italiana a Patrick Zaki, lo studente dell’Università di Bologna detenuto da 20 mesi in Egitto, dove era tornato a febbraio 2020 per trascorrere qualche giorno di vacanza con la famiglia. L’accusa: diffusione di notizie false. "È l’emblema della negazione della libertà di espressione", ha commentato il presidente del Consiglio comunale di Brescia Roberto Cammarata, promotore del Festival della Pace, che si è aperto con la mostra del dissidente cinese Badiucao “La Cina (non) è vicina“. La quarta edizione del Festival si è conclusa ieri con l’assegnazione del primo Premio Brescia per la pace (una riproduzione della Vittoria Alata) proprio a Zaki, promosso dal Coordinamento enti locali per la pace e la cooperazione internazionale. Il premio è stato affidato a Riccardo Noury, rappresentanti di Amnesty International Italia, organizzazione che si sta battendo per chiedere la libertà per Zaki e verità per Giulio Regeni. Proprio in occasione dell’appuntamento, la Loggia ha rifatto lo striscione, grazie alla donazione di un privato che ha voluto restare anonimo, per condividere la richiesta di far luce sulla vicenda dello studente italiano ucciso in Egitto nel 2016. "Nel corso del Festival – ha sottolineato Cammarata – abbiamo avuto modo di esplorare molti temi legati alla pace e di riflettere su quali sono le motivazioni dei conflitti, che sono anche vicini a noi". Tra questi, appunto, la repressione della libertà, di cui Zaki è emblema. "Ci uniamo al coro delle tante Amministrazioni locali – ha concluso Cammarata – per chiedere al Governo di concedere la cittadinanza a Zaki come garanzia di tutela giuridica efficace".

F.P.