Viaggio nel reparto Covid del 'Morelli' di Sondalo

L’ospedale è di nuovo in prima linea: 194 i ricoverati, in terapia intensiva 12 posti letto su 14 sono occupati. Ma a fine turno non manca mai un sorriso

Reparto Covid

Reparto Covid

di Fulvio D’Eri

Sotto pressione ormai da settimane, con una situazione che non fa che peggiorare, ma sempre cercando di non abdicare alla fama di ospedale efficiente e “umano“. L’Eugenio Morelli di Sondalo, trasformato per la seconda volta in ospedale Covid-19 per i residenti in Valtellina e Valchiavenna, si ritrova ancora una volta in prima linea. Per raccontare il lavoro quotidiano, l’impegno di medici, infermieri e operatori sanitari, siamo entrati nelle corsie dedicate ai pazienti Covid.

Chiunque arrivi nella struttura sondalina, dopo l’igienizzazione delle mani e la misura della temperatura corporea, viene accolto dal personale addetto che ne determina poi il percorso. Che è tassativamente diverso fra chi è positivo e chi è negativo al Covid-19. Esiste una zona “grigia“ in cui tutti si sottopongono al tampone che, se negativo, condurrà l’utente nel percorso “verde“ e cioè in quello adibito esclusivamente ai pazienti “no Covid“. Se invece il tampone dà esito positivo l’utente viene mandato nel percorso “rosso“ e, con l’ascensore, sale nel reparto adibito ad accogliere i pazienti positivi che hanno bisogno di essere ospedalizzati.

Si entra così in un “mondo particolare“ perché qui il virus gira e ogni operatore deve mettere in atto tutte le precauzioni. Nella zona neutra, prima dell’ingresso al reparto, gli addetti ai lavori si igienizzano le mani e incominciano la lunga e impegnativa procedura della vestizione (ci vogliono più di venti minuti per indossare tre guanti, il camice blu, il casco e la maschera). Solo adesso gli operatori possono entrare. A ieri i ricoverati nei reparti dedicati e negli Obi, l’Osservazione breve intensiva, erano 194. Poi, al quarto padiglione, c’è il reparto di terapia intensiva, dove finiscono i casi più gravi. Qui i pazienti sono dodici, su quattordici posti letto disponibili. Quelli che necessitano di cure specifiche si trovano tutti nel primo padiglione, collegato al quarto con un tunnel posto all’ultimo piano che permette di spostare velocemente i pazienti in Terapia intensiva. I medici (una trentina quelli dedicati ai pazienti Covid), gli infermieri e gli operatori, anche al termine di turni assai massacranti, non lesinano un sorriso ai pazienti. Lo fanno con amore e dedizione. A loro va il grazie di tutti.