Giallo di Grosotto, la mamma di Veronica: "Ridatemi mia figlia, merita degna sepoltura"

La ragazza morta a Grosotto, secondo gli inquirenti uccisa dal fidanzato Emanuele Casula di Susanna Zambon

I genitori di Veronica Balsamo

I genitori di Veronica Balsamo

Grosio, 14 ottobre 2014 - «Mia figlia deve ritornare a casa entro dieci giorni oppure mi attiverò per permetterne al più presto la cremazione, non posso rischiare che poi il suo corpo venga riesumato». Sonia Della Valle, mamma di Veronica Balsamo, la cameriera 23enne di Tiolo, frazione di Grosio, morta il 23 agosto, secondo gli inquirenti uccisa dal fidanzato Emanuele Casula, non ha più intenzione di aspettare.

«Veronica deve tornare a casa, manca da troppo tempo - afferma -. Non posso più aspettare nuovi esami, analisi e autopsie, merita una degna sepoltura. Se entro dieci giorni non avrò il corpo di mia figlia mi attiverò in tutte le direzioni. Quando tornerà a casa la farò cremare, non posso rischiare che poi, un giorno, decidano di riesumarne il corpo». Emanuele Casula non era il fidanzato di Veronica: la mamma ne è sicura. «Se fosse stato il suo ragazzo sicuramente me lo avrebbe fatto conoscere, lo avrebbe portato a casa - prosegue Sonia Della Valle - invece non l’ho mai conosciuto». Parla, poi, del dramma che sta vivendo da quasi due mesi. «Ho sempre creduto fosse stato un incidente, fin dal primo momento, non ho mai pensato a niente di diverso. Quando mi hanno detto che era stata uccisa non potevo crederci, speravo con tutta me stessa che non fosse vero, che mia figlia fosse morta per un tragico incidente e non per mano di qualcuno. Credo che ognuno abbia la propria ora, che per tutti a un certo punto arrivi il momento di morire, che sia a 20 o ad 80 anni. E se fosse morta per incidente o malattia avrei potuto accettarlo. Ma la sua morte è stata provocata, e questo per me significa che quella non era la sua ora, non era il momento di morire. E io non riesco a farmene una ragione, non posso accettarlo. Io e suo padre vivevamo per lei, chi ha dei figli può capirmi, era la nostra ragione di vita».

Adesso ha intenzione di lottare per le donne vittime di violenza. «È un impegno che ho preso, ho già cominciato ad attivarmi - conclude la donna -. Lo faccio per Veronica, ma anche per tutte le altre donne che hanno perso la vita e per quelle che subiranno in futuro violenze, perché quello che è successo a mia figlia non accada più».