Valtellina e Valchiavenna, stangata da luce e gas

Coldiretti si è messa a fare i conti dei rincari: quasi 500 euro in più a famiglia Nonostante le dighe a incidere sulla bolletta è il costo di trasporto dell’energia

Non solo rincari di gas ed energia elettrica, anche gli alimentari risentono della guerra

Non solo rincari di gas ed energia elettrica, anche gli alimentari risentono della guerra

Sondrio, 17 settembre 2021 -  Le famiglie valtellinesi sarebbero tra le più penalizzate d’Italia per effetto dei paventati aumenti delle tariffe di luce e gas a partire dal mese di ottobre. A lanciare l’allarme è la Coldiretti Sondrio presieduta da Silvia Marchesini che descrive uno scenario poco rassicurante per le famiglie della provincia di Sondrio. "Per effetto dell’aumento delle tariffe, infatti, la spesa annuale in bollette di luce e gas delle famiglie valtellinesi e chiavennasche potrebbe superare i 1820 euro — dice Silvia Marchesini, presidente di Coldiretti Sondrio — con un impatto non solo sul bilancio domestico, ma anche sui costi delle imprese agricole rendendo più onerosa la produzione in un momento difficile per il Paese". I rincari sulle bollette delle famiglie, in Italia, potrebbero arrivano a 500 euro su base annua, con aggravi anche più marcati laddove il clima alpino, come quello della provincia di Sondrio, costringe a tenere accesi più a lungo gli impianti di riscaldamento domestici. L’aumento della spesa energetica dunque ha un doppio effetto negativo perché riduce il potere di acquisto dei cittadini e delle famiglie ma aumenta, come detto, anche i costi delle imprese. "Con l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio, ai rincari dei costi di produzione si aggiungono quelli del trasporto in un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci viaggia su strada con l’aumento dei prezzi dei carburanti che ha un effetto valanga sulla spesa: un effetto particolarmente evidente nella nostra provincia. A subire gli effetti del caro prezzi è quindi l’intero sistema agroalimentare, dove i costi della logistica arrivano ad incidere fino dal 30 al 35% su prodotti freschi per frutta e verdura". Su questo scenario pesa il deficit logistico italiano per la carenza o la totale assenza di infrastrutture per il trasporto merci che costa al nostro Paese oltre 13 miliardi di euro con un gap che penalizza il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro al chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1.08 euro) e la Germania (1.04 euro), ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est. "Si tratta di un aggravio per gli operatori economici italiani superiore dell’11% rispetto alla media europea e ostacola lo sviluppo del potenziale economico del Paese, in particolare per i settori per i quali il sistema della logistica risulta cruciale, come nel caso del sistema agroalimentare nazionale. In tale ottica il Piano nazionale di ripresa e resilienza finanziato con il Recovery Fund può essere determinante per agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese".