Migranti, la Valmalenco social boccia la proposta di accoglienza

Oltre 200, per la maggior parte negativi, i commenti all'articolo de Il Giorno sulla proposta della parrocchia di ospitare un gruppo in un appartamento a Caspoggio

Migranti in coda per il pasto (Newpress)

Migranti in coda per il pasto (Newpress)

Chiesa Valmalenco (Sondrio), 18 gennaio 2018 - È davvero una Valmalenco accogliente quella che si prepara ad aprire le porte ai migranti? Qualche dubbio viene leggendo gli oltre 200 commenti all'articolo de Il Giorno. I più non sembrano gradire l'idea della parrocchia di accogliere un piccolo gruppo in un appartamento di Caspoggio. Recentemente ristrutturato a spese della Caritas, potrà ospitare 4/5 persone o una famiglia. Non è la prima volta che, nel comprensorio, si discute di questa eventualità e i sindaci, fatte le dovute premesse (poche persone, non in albergo e previo piano concordato e condiviso), non hanno sollevato obiezioni. Differentemente dai concittadini che, su facebook, si sono scatenati. Molti non li voglio a prescindere, altri sono infastiditi dalla condizione che si troverebbero ad avere, altri ancora si trincerano dietro la classica contrapposizione loro/noi. "La Caritas non potrebbe dare la casa ai nostri anziani che non possono permettersi di andare a Caspoggio in albergo?", scrive Fabrizio. "Ce ne sarebbe di gente da aiutare a Caspoggio prima di loro sicuramente", aggiunge Monica. Ce n'è per tutti, anche per gli amministratori. "Sono sotto gli occhi di tutti gli scempi fatti in valle negli ultimi decenni". Addirittura, c'è chi parla di "come rovinare il turismo, già in crisi per la cattiva gestione del Comune". Lorenzo si chiede come mai non ci siano soldi per creare un ricovero per anziani.

Pochi hanno il coraggio di andare controcorrente. "Una famiglia di migranti rovinerebbe il turismo in valle? Scherziamo? Il turismo è basato su accoglienza e ospitalità", dice Silvia, mentre qualcun altro sottolinea che, forse, certi commenti non fanno altro che fomentare l'odio. Poi arriva Marcello che prova a mostrare la questione sotto una luce diversa: "Capisco la rabbia e la frustrazione dei tanti che vorrebbero vedere una realtà diversa e più risorse impiegate per la gente bisognosa della valle. In un certo senso, capisco anche una reazione di paura verso qualcuno che viene percepito come "diverso" perché ha una storia ed un bagaglio molto differenti dai nostri. Capisco molto meno, però, come rabbia e frustrazione vengano indirizzate a gente altrettanto bisognosa e che non credo sia responsabile dell'attuale situazione. In questo caso specifico non mi sembra vengano richieste risorse alla comunità che può continuare a vivere come ha fatto finora. La paura rimarrà la stessa fino a quando non ci si convincerà che, in questa situazione, ci sia un'opportunità di conoscere, ma anche di farsi conoscere, di dare e di ricevere. Perché non far leva sui quei valori che contraddistinguono i malenchi, come il forte tessuto sociale ed il volontariato, anche in questo caso? Perché non dare davvero una possibilità a queste persone "nuove" di sentirsi a casa anche qui, invece che promuovere intolleranza e chiuderci in muri immaginari e preconcetti che non creano né preservano nulla? Diamo e diamoci una possibilità, e forse in questo caso potremmo davvero arricchirci tutti". Ovviamente, subito lo tacciano di buonismo. Chissà se tutte queste rimostranze emergeranno nel corso dell'assemblea pubblica organizzata per illustrare il progetto di accoglienza, venerdì 19 gennaio 2018, alle 20.45, presso il cinema Bernina di Chiesa.