Valfurva, Confortola: "Il ghiacciaio muore sotto i nostri occhi"

La testimonianza dell’alpinista: quello dei Forni in trent’anni si è ritirato di un chilometro. "Dobbiamo fare qualcosa"

Marco Confortola

Marco Confortola

Sondrio, 31 agosto 2020 - I ghiacciai si stanno ritirando, quello dei Forni in Alta Valtellina si è addirittura diviso in tre piccoli “monconi“ e rischia seriamente di sparire. La situazione è gravissima come ha evidenziato il report di Legambiente presentato in una conferenza stampa a Bormio nella giornata di mercoledì. Quello dell’erosione dei ghiacciai rappresenta un grossissimo problema e sta ora ai politici di tutto il mondo porre in atto le misure necessarie per diminuire l’emissione dei gas serra ed evitare così un ulteriore innalzamento della temperatura che avrebbe conseguenze potenzialmente catastrofiche sull’ecosistema. Intanto i ghiacciai soffrono, tutta la montagna soffre. A ribadire questo concetto è Marco Confortola, l’alpinista cacciatore di ottomila e guida alpina della Valfurva che sul ghiacciaio dei Forni è di fatto a casa.

Cosa ci racconta dalla sua esperienza diretta di questi cambiamenti?  «Negli ultimi 30 anni sui ghiacciai ci sono stati dei cambiamenti impressionanti, visibili anche a vista d’occhio – ci ha detto Confortola -. E quello dei Forni, purtroppo, non fa eccezione. Con mio padre, nel 1989, si saliva fino al rifugio Branca dove si scalava su bellissime guglie di ghiaccio. Ora di quelle guglie ghiacciate non c’è rimasta nemmeno l’ombra, direi che a occhio nudo il ghiacciaio si è ritirato di circa un chilometro negli ultimi trent’anni. Impressionante». 

Ma c’è un mutamento di tutta la zona montana, flora e fauna si trovano ad altezze diverse rispetto a pochi decenni fa. Proprio a causa dei cambiamenti climatici? «La montagna sta cambiando, l’ambiente montano è diverso di anno in anno e noi guide alpine dobbiamo adattarci a questi mutamenti. Per esempio, fino a pochi anni fa era più semplice arrivare in vetta al Gran Zebrù, la calotta glaciale presente era molto più spessa, ora bisogna stare attentissimi. E una calotta meno spessa vuol dire aumento delle frane e pericoli maggiori. Devo dire che quest’anno le nevicate hanno permesso di migliorare un pochino la situazione rispetto ad un paio di anni fa. Sopra i 3300 metri il manto tiene abbastanza. L’ambiente sta cambiando, recentemente mi è capitato di vedere dei camosci su un ghiacciaio a quota 3400 metri, mai visti». 

Ma com’è la condizione dei ghiacciai sulle Alpi e sulle vette dell’Himalaya ?  «La situazione è simile, la sofferenza dei ghiacciai la si percepisce ovunque. Sulle vette dell’Himalaya è meno visibile a occhio nudo perché il manto ghiacciato ha uno spessore più alto, ma gli effetti del riscaldamento globale si vedono anche lì».

Quali le soluzioni per arrestare il processo? «Non è facile ma è chiaro che noi dobbiamo essere bravi ad adattarci ai cambiamenti ma dobbiamo anche porre in essere comportamenti corretti per evitare l’innalzamento ulteriore della temperatura globale. E lo dobbiamo fare in fretta».