Valfurva, colpito con un'accetta dal figlio: "Lo perdono". E l'uomo viene scarcerato

L’anziano allevatore fu ferito durante un violento litigio sull’alpeggio. Il 58enne, accusato di tentato omicidio, ora è ai domiciliari

La zona dell’alpeggio Plaghera

La zona dell’alpeggio Plaghera

Valfurva (Sondrio), 30 ottobre 2021 -  In carcere dallo scorso 25 giugno, dopo la violenta aggressione al padre avvenuta sull’alpeggio Plaghera, a 2100 metri nel territorio comunale di Valfurva, Silvano Giana, 58 anni, residente a Castione, è stato scarcerato, avendo ottenuto dal giudice delle indagini preliminari, Pietro Della Pona, la misura cautelare meno grave degli arresti domiciliari con la possibilità di lavorare nella stalla di famiglia, situata nel paese alle porte del capoluogo valtellinese.

L’uomo finì dietro le sbarre con la pesante accusa di tentato omicidio, formulata dal sostituto procuratore Stefano Latorre, sulla base del rapporto dei carabinieri di Bormio e del Nucleo operativo della Compagnia di Tirano, guidata dal capitano Luca Rossi, che lo fermarono al termine del grave fatto di sangue verificatosi nello splendido maggengo furvasco dove i due si trovavano con la mandria al pascolo per il periodo estivo.

Il litigio, innescato da un rimprovero del genitore ultraottantenne, Augusto, per la mancata o non buona pulizia della mungitrice, avvenne al termine della faticosa giornata di lavoro, quando la cena si era conclusa e, forse, c’era stato qualche bicchiere di troppo. Augusto, a un certo punto, venne colpito, con un’accetta, alla testa e alle mani, nel disperato tentativo di difendersi. Anche il figlio raccontò agli investigatori di essere stato ferito a un braccio da un bastone impugnato dall’anziano congiunto, una vera roccia. Il pensionato riportò la peggio, ma rimase ricoverato in ospedale con una prognosi di pochi giorni. L’imputazione al più giovane dei due allevatori fu di tentato omicidio che, al momento, permane. Augusto Giana, in una dichiarazione trasmessa tramite il suo legale, Giuseppe Romualdi, ha poi perdonato il figlio.

L’istanza di scarcerazione, presentata dall’avvocato Maurizio Carrara che assiste l’indagato, è stata accolta dal gip, ricevendo parere favorevole dal magistrato titolare dell’inchiesta e senza l’opposizione della parte civile. Così, dal 25 ottobre, l’accusato ha lasciato la cella che occupava nella prigione di via Caimi, a Sondrio, per i domiciliari in un alloggio diverso da quello del papà con il quale, però, da alcuni giorni, è tornato a lavorare.