Valanga sul Bernina, due amici traditi dalla montagna: choc per Luciano e Pierluigi

Il sindaco di Caspoggio, Danilo Bruseghini, ricorda gli scialpinisti scomparsi sotto la neve. Scampato alla tragedia Roberto Lenatti di Chiesa, il quale ha trovato la forza di lanciare l’allarme

Pierluigi Pellegrini (a sinistra) e Luciano Bruseghini (a destra)

Pierluigi Pellegrini (a sinistra) e Luciano Bruseghini (a destra)

Caspoggio (Sondrio), 18 marzo 2017 - «Una tragedia che mi lascia senza parole. Luciano era un grande appassionato di montagna. D’estate lo si incontrava lungo i sentieri a camminare, in inverno invece si spingeva sulle amate montagne a praticare lo sci-alpinismo». A parlare è il sindaco di Caspoggio, Danilo Bruseghini, che ricorda il concittadino, Luciano Bruseghini, 43enne, vittima nella tarda mattinata di ieri di una valanga sul ghiacciaio dello Scerscen, a quota 3mila, dove ha perso la vita anche un altro valtellinese, Pierluigi Pellegrini di 53 anni, di Teglio. Scampato alla tragedia (ne riferiamo anche nelle cronache nazionali) un altro malenco, il 64enne Roberto Lenatti di Chiesa, il quale ha trovato la forza di lanciare l’allarme.

«Una persona molto conosciuta in paese, proprio per la sua passione per la montagna - spiega il sindaco Bruseghini -. Scriveva su “Montagne Divertenti“, rivista della Valle. La sorella Daniela lavora in Anagrafe nel nostro Comune. È distrutta. Come lo è la moglie Valeria, in attesa di un secondo figlio fra pochissimo tempo e mamma di un altro loro bimbo di soli due anni. La famiglia di Luciano è già stata segnata, pochi anni fa, da un altro grave lutto: la perdita del fratello Massimo, pure lui appassionato di scalate, rimasto ucciso in un incidente stradale sulla ss38 ad Ardenno».

Luciano lavorava al salumificio «Del Zoppo» di Villapinta, frazione di Buglio in Monte. Dolore e ricordi anche a Teglio, la località dove risiedeva l’altra vittima della slavina che si è staccata mentre il terzetto era impegnato a scendere dal pizzo Sella-bivacco Parravicini, nei pressi di una ferrata dismessa, quando dall’alto si è staccata la lastra di neve. La massa, con un fronte di una cinquantina di metri, una lunghezza di oltre 300 e uno spessore di un metro, li ha travolti, non lasciando scampo a due di loro. Uno individuato grazie al dispositivo Arva, l’altro da un’unità cinofila del Soccorso Alpino, intervenuto con Sagf della GdF, Vigili del fuoto e carabinieri.

«Pierluigi Pellegrini lascia la moglie e due figlie - dice Roberto Maffenini -. Lavorava all’ospedale Morelli. Abitava in Crespinedo, frazioncina in fondo a Tresenda. Un vero atleta, lo vedevi coi roller, in piscina a nuotare o sulle adorate montagne. Aveva postato felice le immagini della sua ultima “impresa” e ora questo dramma che mi sgomenta». Una tragica fatalità, o la valanga è stata provocata dal passaggio imprudente in cresta dei tre amici? Il magistrato Elvira Antonelli ha aperto un’inchiesta per fare piena luce sul drammatico incidente. Sarà presto ascoltato come testimone Lenatti, il miracolato.