"Una semplice puntura in totale sicurezza"

L’organizzazione nel palazzetto della Bergamasca e l’appuntamento fissato per la seconda dose

Migration

Racconto, da giornalista, la mia esperienza di vaccinato - per età, over 80 - sottoposto alla prima dose Pfizer. Aggiungo, senza piaggeria, che l’intera operazione si è svolta in modo ottimale, rapido e accompagnata da responsabile attenzione del personale medico, infermieristico e di appoggio. Dopo essermi iscritto alla campagna vaccinale via computer e aver stampato la ricevuta del modulo di adesione di Regione Lombardia, contenente i miei dati - codice fiscale, indirizzo di residenza e numero del cellulare di mia figlia (autrice della richiesta) - ho conosciuto, tramite Sms, esattamente una settimana dopo, le indicazioni sul Centro vaccinale assegnatomi, complete di data, 24 febbraio, di orario, 12,36 e di luogo, Palaspirà a Spirano (Bergamo). Tra la comunicazione sulla data e la sua eseguibilità sono passati solo due giorni.

Eccomi all’appuntamento: mi presento in anticipo di una ventina di minuti e noto la preziosa presenza organizzata di volontari.

L’auto è indirizzata dagli alpini in servizio nell’apposito parcheggio; sotto la grande tettoia che introduce all’interno del Palazzetto è in servizio un addetto della Protezione Civile, che, con molto garbo, accoglie i vaccinandi (ce ne sono parecchi) e consegna un modulo in quattro fogli da compilare. Riguarda, oltre a dati personali, domande sulla salute e richiesta di firma del consenso (o rifiuto) alla inoculazione. Pochi minuti di attesa, poi nell’orario fissato, avviene l’ingresso nel palazzetto, dove sono visibili, ben organizzati, undici stand, da raggiungere, con smistamento controllato, seguendo le indicazioni alfabetiche. Alla chiamata di un addetto, in un clima di disponibilità, arrivo e mi accomodo alla mia postazione; qui mi attende una gentile dottoressa che, davanti ad un computer, letta la relazione da me precedentemente sottoscritta, svolge accertamenti attraverso ulteriori informazioni sanitarie e domande, il tutto con cordialità. Quindi un’infermiera dello stand - opportunamente bardata, in chiave di sicurezza anticovid, come tutti gli addetti presenti - mi pratica l’iniezione nel braccio sinistro: niente più di un modestissimo e rapido senso di puntura “mordi e fuggi“. Tutto ok, senza tensione alcuna: l’esperienza si conclude con il saluto di ringraziamento (meritato) all’èquipe e l’invito a riposare un quarto d’ora nell’apposita area di sosta per controllare se vi siano reazioni. Poi l’uscita e l’attesa della seconda dose: sarà il 17 marzo. E, per ora, nessuna reazione negativa nell’organismo.

Amanzio Possenti