In wolof, la lingua più diffusa in Senegal, c’è una parola che rende il concetto di un fiore che sta per diventare frutto: tor tor. Quando il tor tor incontra qualcosa di altro da sé – un uccello, un insetto - la trasformazione accade. E a Toubab Dialaw il miracolo. Un gruppo col mal d’Africa ha messo insieme idee, viaggi tra Brescia e Senegal, risorse. E nel piccolo villaggio ha gettato il seme di un centro socioculturale che sarà frutto. A volerlo Tor Tor, associazione nata a Brescia. I tortorini più attivi – Martina Stipi, esperta in diritto dell’immigrazione col marito Nouru Sene, la psicologa psicoterapeuta Alida Colpani, l’architetto Paola Giacopelli e il regista Mario Piavoli – laggiù hanno già acquistato un terreno. Sono appena rientrati: "Abbiamo eseguito la trivellazione per trovare l’acqua e realizzare un pozzo su cui monteremo pannelli solari – dice Colpani –. Gli accordi per i lavori definiti". Il centro - costo 100mila euro, è aperta raccolta fondi - sarà intitolato Keur Gian, in memoria del padre di Martina, Gian, che per anni si è dedicato alla solidarietà laggiù. Il nome del progetto: keur significa casa, jaan serpente, simbolo di rinascita e, di nuovo, trasformazione. Progettato con un occhio di riguardo a donne e bambini, offrirà aggregazione, accoglienza e formazione. Nella grande conchiglia di mattoni rossi, concepita con l’aiuto del prof. Serigne Mor Mbaye, psicologo clinico senegalese che ha indagato i bisogni della popolazione, si potrà imparare un mestiere, godersi cinema, teatro, musica. E prendere lezione di wolof, francese, italiano, esporre arte, leggere in biblioteca, fare yoga, seguire iter di supporto psicologico. A costruire Keur Gian saranno i ragazzi di strada di Dakar, seguiti dai locali di Village Pilote. (Per raccogliere fondi è stato realizzato Madre Terra, fotolibro curato da Stipi e Piavoli. Info per l’acquisto e altre modalità di sostegno: www.associazionetortor.com). B.Ras.
CronacaUn centro multiculturale in Senegal per donne e bambini