La Valtellina guarda oltre il tunnel: "Ora serve il traforo del Mortirolo"

Sprone del presidente di Legambiente dopo la storica apertura di EMMANUELA TUBELLI

Il progetto del traforo del Mortirolo si presenta

Il progetto del traforo del Mortirolo si presenta

Sondrio, 6 giugno 2016 - «Abbiamo conosciuto un giorno molto importante, nel quale si è tutti assistito alla nascita di un’opera rilevante, monumentale, che ci piace e da cui dovremmo prendere senz’altro esempio. Tecnologia e scienza oltrepassano una montagna e consentono a noi tutti di raccogliere preziosi frutti» così, Ruggero Spada, presidente di Legambiente Media Valtellina, saluta la storica apertura della galleria di base del massiccio del San Gottardo, il tunnel ferroviario che con i 57 km di percorrenza è ad oggi il più lungo del mondo. (LEGGI L'ARTICOLO)

La grande infrastruttura di connessione del sud della Svizzera, inaugurata alla presenza, tra gli altri, di Matteo Renzi, Angela Merkel e François Hollande, lo scorso mercoledì (in realtà un’inaugurazione solo formale, dal momento che il transito merci sarà avviato solo a partire dal prossimo dicembre) ripone in essere una questione che ci riguarda più da vicino, vale al dire i diversi progetti di ampliamento delle connessioni viarie, stradali o ferroviarie, che attraversano o attraverseranno la Valtellina. In tal senso, un quesito di fondo si apre innanzitutto in merito alla priorità da accordare a due progetti in particolare, quello del Mortirolo, che aprirebbe a sud, e quello verso nord del passo dello Stelvio. «Tra i due piani di certo di maggiore urgenza risulta essere quello di un traforo del Mortirolo, dal quale trarremmo il vantaggio di decongestionare il flusso automobilistico diretto a sud, soggetto peraltro a un cambio di polarizzazione: non più solo la provincia di Milano come meta primaria, ma anche e soprattutto quella di Brescia, con un incentivo non irrilevante per il turismo» spiega Spada.

Un progetto del genere, tuttavia, va conciliato e integrato, stando alle parole di Spada, con un più vasto sistema di copertura stradale che serva l’intera Valtellina, senza creare ulteriori, parziali isolamenti: «Un varco del genere, è impensabile senza altre vie di accompagnamento, penso soprattutto alla tangenziale di Tirano. Per quanto riguarda la struttura, se ferroviaria o stradale, non vi sono soluzioni che escludono le altre, se prese nel rispetto dell’ambiente ospitante». E per quanto concerne il traforo dello Stelvio, oggetto dello studio di fattibilità finanziato con i fondi dei comuni confinanti, Spada avverte: «Se non ponderato nei dettagli, questo varco, se realizzato, rischia di diventare l’ennesimo corridoio verso l’Europa e noi semplicemente assisteremmo inerti a un transito diretto altrove».