Traona, bastonate per una donna: da anni è in stato vegetativo

Si va verso il processo a carico dell’aggressore che potrebbe cavarsela con una condanna lieve. L’avvocato della vittima: "Non fu legittima difesa"

Il maggiore Daniele Gandon comanda la Compagnia carabinieri di Chiavenna

Il maggiore Daniele Gandon comanda la Compagnia carabinieri di Chiavenna

Traona (Sondrio) -  Non resterà insoluto il “giallo“ della violenta aggressione, avvenuta nella tarda serata, fra il 5 e il 6 giugno 2019, ai danni dell’allora 37enne morbegnese Mirko Bongio. In un luogo appartato, nella contrada Valletta, in territorio comunale di Traona, fu colpito con forza alla testa con un bastone. Da allora non si è più ripreso.

"Dopo l’aggressione - aveva raccontato a “Il Giorno“ Elisa, la sorella che ne è poi diventata l’amministratore di sostegno - mio fratello è stato ricoverato d’urgenza e in stato di coma all’ospedale “Morelli“ di Sondalo. La prognosi, sin da subito, era stata definita dai medici rigorosamente riservata". In effetti, Mirko, in conseguenza dei traumi riportati, è rimasto a lungo ricoverato, in condizioni disperate. Ora, da qualche tempo, è ospite di un istituto della Bassa Valle che, con personale specializzato, si prende cura di lui.

«Comunica soltanto con gli occhi, si muove poco - spiega l’avvocato Vittorio Spini con studio a Morbegno che lo assiste nella vicenda processuale, nelle vesti di parte civile -. Quella terribile notte riuscì a dare l’allarme, prima di svenire, altrimenti forse sarebbe morto nel lago di sangue dove fu trovato dai soccorritori". A lungo la storia è rimasta avvolta dalle nebbie di un totale oblio, ma le indagini dei carabinieri di Traona e del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Chiavenna, guidata dal maggiore Daniele Gandon, non si sono mai fermate, per fare piena luce sul grave episodio e giungere all’individuazione di un responsabile e di un possibile movente. Il 28 ottobre è fissata l’udienza preliminare a carico di Fabio Manna, 40enne di Traona, l’accertato responsabile dell’aggressione.

«Mi opporrò all’accordo di patteggiamento fra il pm Stefano Latorre e il mio collega che difende l’imputato - afferma il legale Spini -. Non è possibile derubricare l’accusa di lesioni gravissime in eccesso colposo di legittima difesa e pronunciare una condanna a soli 6 mesi. Il mio assistito, seppure all’esterno della casa dell’imputato, non ha effettuato alcun attacco nei suoi confronti. La legittima difesa non regge assolutamente e sono convinto che il giudice Fabio Giorgi darà la giusta valutazione ai fatti". "Il mio cliente è dispiaciuto per le conseguenze del suo gesto - ribatte l’avvocato Francesco Romualdi con studio a Sondrio -. La vittima, però, si presentò sotto casa, in quanto non accettava che fosse finita la relazione con la donna poi accolta nell’abitazione di Manna, come probabile fidanzata di quest’ultimo, armato di due coltelli, quindi con intenzioni bellicose. Si trattò di legittima difesa".