70 anni fa la tragedia degli operai di Sondrio in gita a Stresa

Nell’incidente sul lago Maggiore morirono 12 persone. I ricordi dei parenti

Il pontile della morte (foto tratta dal sito appuntiretrodatati.blogspot.com)

Il pontile della morte (foto tratta dal sito appuntiretrodatati.blogspot.com)

Sondrio, 21 giugno 2018 - Ci sono vicende che in pochi ricordano, che si tramandano di nonno in nipote ma che poi fermano la loro corsa; che poi, dopo 70 anni, non sono molti a conoscere, ma che oggi, anche grazie ai social network, possono finalmente tornare ad essere raccontate.

Sono storie che intrecciano tragedia e salvezza, morte e speranza, proprio come quello che accadde 70 anni fa a Stresa, sul lago Maggiore, dove 12 valtellinesi morirono per il crollo di un pontile. Era il 19 giugno del 1948: ottocento operai partirono da Sondrio, in occasione del patrono della città, per una gita lacustre. Stavano per salire su un battello, quando, improvvisamente il pontile crollò e più di 180 persone finirono in acqua. Dodici le vittime, due uomini e dieci donne. Tra di loro c’era anche Bruna, mamma di un bimbo di pochi anni che oggi, per ricordare lei e chi morì quel giorno, ha scelto Facebook, e ha messo in moto la macchina dei ricordi. Molti di coloro che 70 anni fa avevano preso parte a quella maledetta gita oggi non ci sono più, ma hanno raccontato nel corso degli anni a figli e nipoti la terribile esperienza; altri, ormai ultranovantenni, ancora ricordano con le lacrime agli occhi quello che hanno passato. In un modo o nell’altro, comunque, hanno saputo tenere viva la memoria di quell’episodio che sconvolse la Valtellina.

«Per non dimenticare il 19 giugno 1948. Le vittime e i superstiti di Stresa», le poche parole di Mario Parolo sul social network, che hanno innescato ricordi e storie. «Mia nonna doveva andare, ma la mattina sua figlia piccola piangendo le disse di restare a casa perché aveva fatto un brutto sogno – racconta Barbara Tombesi -. Mia nonna non andò, non perché credesse al sogno, naturalmente, ma per lo strepitare della figlia. Anche l’amica e compagna di lavoro di mia nonna morì. Ecco perché conosco questa storia, mia mamma me la raccontava sempre». «Mio nonno e mia mamma sopravvissero. Ne parlavano con le lacrime agli occhi» afferma poi Valeria Scala. «Ricordo il gelo calato su Sondrio all’arrivo della notizia – aggiunge Sergio Benini -. Su di noi era scesa una cappa di sgomento inenarrabile». E Paola Testini ha la fortuna di avere ancora in vita la nonna, una superstite della tragedia: «Era tra le persone in gita quel giorno. Ne parla ancora oggi che ha 91 anni».

Storie di dolore, ma anche di amicizia. Come quella raccontata da un uomo che, forse, ha finalmente risposto alle domande di una superstite che ormai non c’è più. «Mia mamma è una sopravvissuta e sono orgoglioso di dire che salvó una compagna di lavoro afferrandola per i capelli». Un’immagine tanto nitida e precisa da non poter passare inosservata. «Mia madre mi disse di essere stata salvata da qualcuno che la afferrò per i capelli, ma non seppe mai chi fosse stato, chissà, forse fu proprio tua madre» ha commentato Patrizio Ferrari. E se, purtroppo, sua mamma non potrà mai incontrare di nuovo la donna che la salvò, forse Facebook ha permesso ai suoi cari di dare un volto a chi permise alla sondriese di vivere ancora a lungo per raccontare questa storia.