Svetlana, l’atroce verità: il marito l’ha ammazzata e ha fatto sparire il corpo

Risolto il rebus della Valtellina, video decisivi

L'ultima immagine di Svetlana

L'ultima immagine di Svetlana

Cosio Valtellino (Sondrio), 1 dicembre 2017 - Svetlana Balica è morta. Secondo gli inquirenti ad ucciderla è stato il marito Nicola Pontiggia. «Un omicidio con soppressione e occultamento di cadavere, avvenuto probabilmente per strangolamento, perché nessuna traccia di sangue è stata rinvenuta». Dopo averla ammazzata, l’uomo, sarebbe andato alla Castelli Costruzioni di Morbegno, dove lavorava, e avrebbe caricato il corpo della donna su un mezzo di proprietà della ditta e si sarebbe disfatto dei suoi effetti personali, forse raccolti in una valigia che lei stessa aveva preparato per andarsene.

A rivelare la verità sul giallo di Cosio Valtellino un filmato: quello ripreso da una telecamera nel magazzino dell’azienda che mostra Nicola nell’atto di trascinare la donna al buio. È solo grazie a uno spiraglio di luce proveniente dal cortile che è possibile intravedere e riconoscere le sagome di due persone, del fumo e gli spostamenti. Questa la ricostruzione di carabinieri e dalla Procura di Sondrio riportata dal procuratore capo, Claudio Gittardi: «L’omicidio commesso da Pontiggia dovrebbe essere avvenuto tra il 31 ottobre e il 2 novembre». È il 2 novembre quando, alle 6.20, Pontiggia arriva alla Castelli, scarica dall’auto il corpo e gli effetti personali di Sveta. La carica su un altro automezzo e dà fuoco con una fiamma ossidrica ad alcuni oggetti e documenti della donna, mentre altri li getta in un prato al di là della recinzione. Alle 6.50 Pontiggia se ne va per 13 minuti nei quali secondo il sostituto procuratore Stefano Latorre, avrebbe occultato il corpo. Un periodo che non gli avrebbe permesso di andare lontano, ma di sfruttare il buio. Per questo le ricerche del corpo della donna ora si intensificano in zona. A quel punto, però, secondo la Procura, Pontiggia viene disturbato da un’emergenza: alle 7.30 viene prelevato dalla moglie del titolare per sbrigare delle commissioni, raggiungere Colico e portare una vettura in azienda. Alle 9.06 circa è di nuovo sul posto e da lì fa una prima telefonata al numero di Svetlana. La seconda sarà alle 10.02, entrambe «per simulare una ricerca della moglie», dice Gittardi. La scheda del telefono di Svetlana verrà trovata nel prato vicino tra gli effetti personali, tanti con il nome della donna scritto sopra.

Pontiggia rientra un’ultima volta in ditta alle 13.50, dopo essere passato dalla ex moglie e averle raccontato della lite e della «fuga» di Svetlana. Non ne uscirà più vivo. Intorno alle 18, infatti, viene lanciato l’allarme dall’ingegnere Castelli che trova il suo corpo privo di vita, schiacciato sotto un camion. «A questo punto diventa chiaro si tratti di un suicidio – spiega Gittardi – Commesso forse per rimorso o per effetto della disperazione. Pontiggia era, inoltre, titolare di una assicurazione sulla vita che non copre gesti volontari». Ma gli infortuni sì. In casa, sul comodino, un bigliettino scritto da Nicola a Sveta: «Sei entrata nella mia vita e ci resterai per sempre. Ti amo».