Stranieri, c’è il "modello Valtellina"

Sondrio, il dirigente dell’Ufficio Immigrazione della Questura: "La sinergia ha evitato situazioni di tensione"

Il dottor Faustino Bertolini, 60 anni,  nel suo ufficio in questura

Il dottor Faustino Bertolini, 60 anni, nel suo ufficio in questura

Sondrio - In eredità ha lasciato il “modello Valtellina” nella gestione ottimale degli stranieri di cui è stato l’indiscussa memoria storica della questura di Sondrio, dove è approdato nel 1990, reduce dal reparto Mobile per l’ordine pubblico di Milano dopo essere transitato alla Squadra Mobile di Como ("Sul Lario ho avuto come maestro Pericle Bergamo, poi diventato questore"). Il dottor Faustino Bertolini, 60 anni, dopo una brillante carriera nella Polizia di Stato ("Se tornassi indietro rifarei la stessa scelta, mi sono trovato benissimo anche nei rapporti con i colleghi") durata 41 anni, ha lasciato gli uffici di via Sauro per il raggiunto traguardo del pensionamento. È stato lui a creare e poi a fare crescere l’Ufficio Immigrazione, previsto dalla legge Martelli anche per le piccole questure. Nella fase iniziale ne è stato il responsabile, poi dal 2008 ne è divenuto il dirigente.

"L’ufficio - spiega Bertolini, origini di Forcola e laurea in Giurisprudenza, arruolato nel 1981 e con alle spalle diversi corsi di specializzazione tra cui quello di squadriglia antisequestro elitrasportata - è impegnato sul fronte autorizzatorio, di controllo e repressivo. All’inizio, quando organizzai l’ufficio, eravamo in 3 e oggi siamo in 10, in Valtellina c’erano circa mille stranieri. Ora sono all’incirca 10mila, rappresentano il 6% della popolazione, ossia la soglia più bassa in Lombardia. In altre province come Lecco, Como e Bergamo la quota di immigrati supera il 10%". "Il carico di lavoro all’Uff icio Immigrazione è andato sempre aumentando - ricorda - diventando sempre più complesso. Basti pensare che, negli ultimi 30 anni, abbiamo affrontato numerose emergenze umanitarie. Nel 1992 c’è stata quella albanese e nel ‘95 quella legata alla guerra in Bosnia, mentre tra il 1998 e il ‘99 abbiamo dovuto gestire l’emergenza Kosovo, nel 2011 quella tunisina, poi nel 2017 quella del Nord Africa che non è conclusa e ora siamo impegnati a fronteggiare quella dovuta alla guerra in Ucraina. Ottima la collaborazione con gli altri uffici pubblici, in primis Prefettura, Ufficio del lavoro e Cri».

Poi ricorda alcuni numeri: "Nell’emergenza nordafricana abbiamo registrato circa 2500 arrivi di cui tanti poi si trasferirono altrove, ora contiamo circa 600 ucraini accolti in Valtellina. Il conseguente approdo in Valle di un consistente numero di profughi, nelle diverse emergenze, ha inevitabilmente investito l’Ufficio Immigrazione che dirigevo di un’attività straordinaria di lavoro. Ma abbiamo sempre avuto performance di alto livello, al punto di essere tra i primi 5 a livello nazionale in questi ultimi 10 anni. Un ringraziamento doveroso lo rivolgo ai miei collaboratori per il loro impegno e professionalità dimostrati perché solo con un lavoro di squadra gli uffici possono funzionare al meglio". Il direttore centrale dell’Immigrazione del Ministero, Tommaso Palumbo, gli ha scritto: "Sei il decano dei dirigenti immigrazione. Con te se ne va un pezzo di storia".

Docente in materia d’immigrazione per gli aggiornamenti professionali degli operatori di Polizia, Faustino Bertolini, che ha tenuto pure diverse conferenze su questo delicato argomento in più scuole, rievoca un caso particolare che viene citato pure nel suo libro “Nuovo diritto dell’immigrazione” e che concerne un’espulsione per motivi di sicurezza che fu subito eseguita. Una misura che, però, determinò un contenzioso nei Tribunali e alla Cassazione italiana i quali respinsero il ricorso dello straniero. Il caso arrivò addirittura all’attenzione della Corte dei diritti dell’uomo a Strasburgo che rigettò l’istanza, affermando, per la prima volta in Europa, un principio fondamentale in base al quale il diritto alla sicurezza nazionale prevale sul diritto soggettivo di famiglia.