Stagione in alpeggio: la partenza è in ritardo

Colpa del clima, si sono persi quindici giorni. Costi in aumento per le imprese. Le nevicate in tarda primavera hanno mantenuto imbiancati i pascoli in quota

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di Roberto Canali

Non bastavano i problemi legati al Covid-19, a complicare la vita agli allevatori ci ha pensato il maltempo che ha reso inagibili i pascoli in quota fin a ridosso dell’estate. Il risultato è che la stagione in alpeggio è in ritardo di almeno 15 giorni e molte località le vacche devono attendere in stalla perché in quota i prati sono ancora ricoperti di neve. "Questo si traduce in un aumento dei costi che le imprese zootecniche debbono sostenere per alimentare i loro capi in stalla per un lasso di tempo più lungo, senza contare il mancato guadagno per le attività di agriturismo stagionale in quota, la cui apertura viene in molti casi ritardata – spiega il presidente di Coldiretti Sondrio, Silvia Marchesini - Purtroppo, è un danno che si aggiunge al danno nel periodo più disastroso di sempre, dall’inizio della pandemia quasi un anno e mezzo fa".

Tra le mandrie salite in ritardo in alpeggio, quelle di Lucia Giacomelli, giovane allevatrice e responsabile di Coldiretti Donne Impresa, che proprio in questi giorni sta completando le operazioni di transumanza all’Alpe Boron. "Solitamente, apriamo l’attività agrituristica al pubblico a metà giugno, quest’anno slitteremo al 26 – racconta - Solo ieri, infatti, siamo riusciti a portare in quota tutti i nostri bovini, tra cui le vacche Highlander che alleviamo a Grosio: quest’anno è scesa davvero tanta neve, che ha imbiancato i pascoli fino a lungo, inoltre una slavina ha bloccato la strada e, di conseguenza, non siamo riusciti a portare prima il necessario per le varie attività. Speriamo in una lunga estate per poter recuperare il tempo perduto, anche se il tempo resta e resterà sempre l’incognita più grande per ogni agricoltore".

L’attività d’alpeggio coinvolge un numero considerevole di giovani anche in provincia di Sondrio ed è l’elemento di traino di un’agricoltura di montagna. "L’alpeggio è una pratica eroica che valorizza e tutela un territorio ricco di storia e biodiversità grazie al lavoro degli agricoltori, paladini di una rinnovata cultura imprenditoriale e sociale che offre grandi opportunità di sviluppo – conclude Silvia Marchesini – E’ importante mettere le attività montane sempre più al centro di strategie concrete e interconnesse tra i diversi settori produttivi, dall’agricoltura all’artigianato alla ristorazione e agli eventi sportivi, anche in vista della prossima sfida olimpica che toccherà la provincia di Sondrio. Ad esempio, è importante evidenziare la cultura dell’alpeggio anche negli itinerari turistici e di visita, creando ulteriore appeal territoriale e rivitalizzando l’economia rurale in quota".