Frana di Spriana, il comitato: terminare i lavori per la messa in sicurezza della montagna

Prima uscita del gruppo apolitico

Il gruppo è composito

Il gruppo è composito

Sondrio, 30 novembre 2019 - Porta la firma di associazioni e cittadini, il manifesto che sancisce la nascita del comitato «Sicurezza e informazione per la frana di Spriana». Stefano Angelinis, consigliere comunale di Sondrio, è responsabile di aver avvicinato i diversi soggetti, uniti con l’intento di smuovere le coscienze istituzionali affinché un annoso problema di sicurezza pubblica venga finalmente risolto. Il gruppo, apolitico e apartitico, è deciso a diffondere informazioni corrette circa la frana e, possibilmente, terminare i lavori per la realizzazione dei due by pass, cominciati e mai finiti, che metterebbero in sicurezza le frazioni di Torre, Spriana e la città di Sondrio: «L’opera è in stato di totale abbandono – ha spiegato Angelinis – I cantieri chiusi non sono mai una buona cosa, soprattutto se riguardano opere finalizzate alla sicurezza dei cittadini. Il sindaco di Sondrio, un anno fa, ha concordato circa l’importanza di arrivare a una soluzione. Pur non avendo, il Comune, competenze sul tema.

Grazie all’interessamento dimostrato dal prefetto Giuseppe Mario Scalia (ora in pensione) era stato possibile arrivare a un tavolo con il provveditorato alle Opere pubbliche e Regione Lombardia ed entrambe avevano dichiarato la necessità di completare i lavori. Ma non ci sono state altre evoluzioni». Il cantiere per la realizzazione del bypass che avrebbe dovuto trasportare l’acqua da Scilironi (frazione di Torre) a Mossini (alla Forra delle Cassandre), è chiuso dal 2008, quando la ditta concessionaria non ricevette più fondi dallo Stato.  A spiegare lo stato attuale della frana di Spriana Andrea Marzi, ingegnere, che diresse i lavori sul by pass: «A livello professionale non ho più nessun interesse sulla frana, ma me ne sono occupato per 15 anni – ha esordito il tecnico – Il mio unico scopo è diffondere corrette informazioni sullo stato della frana e dell’opera di by pass, a tal fine sarà organizzata anche una serata pubblica aperta alla cittadinanza, a cui io stesso appartengo.

Esiste una frana le cui dimensioni accertate scientificamente e note sono di 70 milioni di metri cubi circa. Un dato da rapportare ad altre frane, come quella della Val Pola, che si ferma a 23 milioni di metri cubi. I movimenti più significativi del corpo si sono registrati negli anni ’60 e negli anni 2000, mentre adesso il suo movimento è classificato come “lento“». Il progetto del doppio by pass, invece, nasce «nel 1986 (prima ancora dell’alluvione) e ne è stato realizzato (in parte) solo uno, che non potrebbe mai funzionare così com’è nonostante siano già stati spesi 60 milioni di euro per la sua realizzazione, cominciata 30 anni fa. Nella circostanza nefasta in cui il fronte franoso dovesse staccarsi verrebbero sotterrate le località di Cagnoletti, Gualtieri e Scilironi e l’onda di piena investirebbe Sondrio fino ad Albosaggia».

Tra i membri del comitato, che conta Cai Sondrio e Cai Valmalenco, Fondazione Luigi Bombardieri, Cgil, Cisl, Uil e Croce Rossa italiana, c’è anche Confindustria Lecco-Sondrio per cui è intervenuto il vicepresidente Emilio Mottolini, affrontando la questione da un ulteriore punto di vista, quello del lavoro: «Non potevamo che aderire a questa iniziativa, perché abbiamo già visto troppe volte, in Italia, quali sono le conseguenze di una scarsa attenzione e manutenzione alle opere. Ma questa è anche un’opportunità di sviluppo locale e di lavoro, da non sottovalutare». «Non possiamo arrivare sempre in ritardo – ha concluso Angelo Schena, della Fondazione Bombardieri – Dobbiamo essere preparati, e lo potremmo essere, grazie ad un serio piano di evacuazione con prove di allarme e terminando il by pass»