Spese pazze con i soldi destinati ai profughi

Dovevano servire ai migranti in fuga da guerre e miseria. Finanza e Corte dei conti hanno accertato un danno erariale di 3 milioni

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di Daniele De Salvo

Spese pazze per milioni di euro con i soldi pubblici ricevuti per accogliere in provincia di Lecco i profughi approdati sulle sponde del lago di Como per scappare da guerre, persecuzioni religiose e miseria. Le hanno accertate gli investigatori della Guardia di finanza lecchese coordinati dai pm della Corte dei conti di Milano. I finanzieri e i magistrati contabili hanno contestato un danno erariale di quasi 3 milioni di euro, 2.787.669 per la precisione. Vertici, amministratori e soci di una cooperativa e di una onlus che si sono occupati della gestione sul territorio di alcuni centri per richiedenti protezione interazionale, hanno usato la diaria giornaliera di 35 euro di contributi statali riservata a ogni migrante per vitto, alloggio e assistenza, per comprarsi invece loro fuoriserie e bottiglie pregiate di vino d’annata, pagarsi vacanze quattro stelle e trasferirsi migliaia di euro sui propri conti correnti, lasciando solo le briciole di 4 o 5 euro agli stranieri di cui avrebbero dovuto occuparsi. I sei finiti a processo sono stati poi assolti dall’accusa di truffa e dagli altri addebiti. Hanno tuttavia dovuto restituire a forza buona parte di quanto incassato tramite il sequestro di un milione di euro tra contanti, depositi e quote societarie perché comunque i fondi li hanno ricevuti li hanno distratti e usati per altro. Il caso, diventato scuola a livello nazionale, è stato citato dal Procuratore regionale della sezione giurisdizionale per la Lombardia della Corte dei conti Paolo Evangelisti: nella sua ultima relazione ha dedicato un intero paragrafo agli accertamenti svolti dai militari del Nucleo della Polizia economica e finanziaria della Guardia di finanza di Lecco.

"Il danno erariale, contestato in solido, è stato pari all’ammontare dei corrispettivi per un servizio di accoglienza non reso o reso in modo difforme e deteriore rispetto agli standard previsti negli accordi sottoscritti", spiega il procuratore regionale della Corte dei conti. Che soprattutto sottolinea: "La vicenda merita di essere segnalata in quanto consente di cogliere il ruolo rilevante che può e deve essere svolto nell’intercettare a livello territoriale l’uso deviato di ingenti flussi finanziari per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza". Il lavoro svolto dalle Fiamme gialle lecchesi deve essere insomma preso d’esempio per evitare che le risorse del Pnrr siano utilizzate per arricchire solo qualcuno.