Revman, un rapper in divisa

Poliziotto ma anche autore di canzoni che sono un inno alla legalità

Revman, al secolo Sebastiano Vitale

Revman, al secolo Sebastiano Vitale

Sondrio, 23 novembre 2018 - Parole in rima che volteggiano serrate sul beat, messaggi dal forte impatto sociale, voglia di riscatto e un’impeccabile stile urban. «Fino a qui tutto bene», direbbe il collega Marracash (o almeno così cantava nell’omonimo album del 2010). Ma Revman ha qualcosa di diverso dalla maggior parte dei rapper: indossa la divisa e i suoi testi sono un autentico inno alla legalità. Per lui anima hip hop e rispetto delle regole sono tutt’altro che un ossimoro e, pezzo dopo pezzo, sembra infrangere quello stereotipo ormai impolverato e un po’ poco credibile del «gangsta» rap made in Usa. All’anagrafe è Sebastiano Vitale, ha 28 anni ed è originario di Palermo, 3 album all’attivo e, attualmente, presta servizio al commissariato Centro di piazza San Sepolcro a Milano. Sarà lui l’ospite d’eccezione per l’evento promosso il 24 novembre dalla Questura di Sondrio in Piazzale Bertacchi, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne nell’ambito della campagna «Questo non è Amore» in collaborazione con numerosi enti pubblici e non solo.

Per l’occasione ha in serbo un inedito?

«Sì, ho accettato con gioia l’invito del questore e del dirigente della Squadra mobile di Sondrio a partecipare all’evento e, condividendone pienamente lo spirito, ho scelto di comporre la canzone «Questo non è amore». L’ho scritta di getto, in meno di una settimana. Di solito uso gli extrabit ma stavolta ho voluto rallentare la base, quasi soul, per focalizzare l’attenzione sul messaggio contenuto nel testo».

Nei suoi brani parla anche di lotta alle mafie e sicurezza stradale. Come nascono le canzoni?

«Sempre da esperienze di vita, da ciò che realmente mi appartiene. «Riduci la velocità» l’ho scritta dopo che un caro amico è venuto a mancare in un incidente e vuole essere un monito per i giovani legato alla sicurezza stradale. Anche «MCLM», una denuncia verso le mafie, mi appartiene poiché nasce dalla celebre immagine «La bambina con il pallone» scattata a mia madre nel 1980 dalla fotografa Letizia Battaglia».

Qual è il punto d’incontro tra il «poliziotto Sebastiano» e il «rapper Revman»?

«Entrambe le anime fanno parte della mia indole e rappresentano qualcosa che si fonde in maniera naturale. Amo la musica rap e sono cresciuto in una famiglia in cui la divisa è sempre stata di casa con un padre in Polizia e diversi parenti carabinieri».

Lungo il suo percorso artistico ha incontrato qualche resistenza?

«Diciamo che, alle forze di Polizia, ho dovuto spiegare che il rap non è necessariamente qualcosa di negativo, ma rappresenta uno strumento di denuncia e riscatto, mentre ai giovani e ai colleghi della scena rap, che la figura dell’agente è davvero al centro della vita di strada ed è la persona più indicata per poter parlare di certi temi con cognizione di causa».

Domani ci saranno moltissimi studenti pensa che, attraverso il linguaggio universale della musica, sia più facile veicolare modelli positivi? «Certamente. Il primo brano in scaletta sarà «Rifletti un attimo», un invito ai ragazzi a fermarsi a pensare prima di intraprendere azioni delle quali poi si potrebbero pentire. In una strofa, ad esempio, li invito ad avvicinarsi alla musica quale mezzo per sentirsi parte della società e magari scongiurare episodi negativi».