Bonifica ex Falck, un teste rivela: "Mi fecero manomettere le sonde"

Le indagini hanno fatto emergere un quadro sconfortante: tra un mese l'udienza preliminare davanti al gup

L’azienda dismessa di Novate Mezzola in una ripresa dall’alto

L’azienda dismessa di Novate Mezzola in una ripresa dall’alto

Novate Mezzola (Sondrio), 13 agosto 2019 - La svolta sul “caso ex Falck” e la bonifica dell’area, che in realtà non sarebbe mai stata fatta, secondo le risultanze investigative ora alla prova dell’udienza preliminare, è forse vicina. Le indagini, anche attraverso una raffica di intercettazioni telefoniche, hanno fatto emergere un quadro sconfortante: la messa in sicurezza si sarebbe semplicemente tradotta in un’asfaltatura della superficie.

Il 12 settembre la bontà o meno dell’attività investigativa e delle relative risultanze avrà un primo scoglio, rappresentato dall’udienza preliminare. Davanti al Gup, per ipotesi che vanno dall’omessa bonifica al falso ideologico commesso da pubblici ufficiali, sono convocati gli indagati Marco Pensa di Lecco, dal 2012 al 2016 presidente del CdA di Novate Mineraria; Aldo Cappi di Gravedona (Como), in qualità di consigliere delegato di Novate Mineraria e poi amministratore di una società incorporata da Novamin S.p.A.; Marco Butti di Gravedona come legale rappresentante di Novate Mineraria; Dario Comini di Lecco nelle vesti di direttore tecnico e progettista di Novate Mineraria; Giuseppe Bartolini di Sonico (Brescia) in qualità di legale rappresentante di Novamin dal 2002 al 2013; Giambattista Bertussi di Sondrio, dipendente della Provincia di Sondrio, istruttore della pratica di rilascio del certificato di avvenuta bonifica, membro del Gruppo di Lavoro per il controllo dei lavori di bonifica sull’area ex Falck e, infine, firmatario delle relazioni periodiche di controllo per la Provincia relative al processo di bonifica; Daniele Moroni, dirigente del settore Risorse ambientali della Provincia di Sondrio e firmatario del certificato di avvenuta bonifica; Nicola Di Nuzzo di Tradate (Varese), dirigente di Regione Lombardia, istruttore referente nel procedimento amministrativo di bonifica per la Regione; Carlo Pellegrino di Sondrio, in qualità di responsabile Arpa firmatario della relazione tecnica per la certificazione di avvenuta messa in sicurezza permanente dell’area ex Falck di Novate e discarica nel Comune di Samolaco; Maurizio Tagni, dipendente Arpa e, in particolare quale membro del sopracitato Gruppo di Lavoro, firmatario delle relazioni periodiche di controllo per Arpa.

A giudizio anche le società che via via nel tempo sono subentrate nella proprietà all’ex acciaieria. «Siamo soddisfatti per dove siamo arrivati - dichiara Valentina Feci, del Comitato “Salute, Ambiente, Valli e Lago” da anni impegnato in prima fila con l’avvocato Gianmaria Moiola nella richiesta di bonifica della zona lacustre di Novate Mezzola -. Siamo speranzosi e abbiamo fiducia nella giustizia. E per il 12 settembre, data dell’udienza preliminare, abbiamo promosso davanti al Tribunale di Sondrio un picchetto».

Ma al di là delle telefonate intercettate e degli innumerevoli elementi acquisiti in fase di indagine dalla Forestale prima e poi dai Carabinieri Forestali, nell’inchiesta portata davanti al gup dal sostituto procuratore Marialina Contaldo, c’è anche la testimonianza scottante di un ex dipendente.

«I responsabili dell’azienda dove lavoravo - spiega Alberto Fieschi, oggi 52enne - mi avevano ordinato di manomettere i piezometri, ossia le sonde che avrebbero dovuto rilevare lo stadio di inquinamento da cromo e, quindi, di avvenuta o meno bonifica. In quel modo i piezometri venivano resi inutilizzabili. Ho riferito tutto quando sono stato convocato nella caserma di Chiavenna della Forestale che indagava».