Sondalo, la proposta dell'ex primario: "Una Fondazione per salvare il Morelli"

Gianfranco Cucchi: "Diventi un Istituto di ricerca e cura autonomo dagli altri ospedali"

L’ex primario di Cardiologia, Gianfranco Cucchi

L’ex primario di Cardiologia, Gianfranco Cucchi

Sondalo, 18 febbraio 2020 -  L’attuale discussione sul Piano sanitario provinciale è centrata sul nuovo assetto degli ospedali provinciali. Ma non tiene in considerazione l’epidemiologia, la demografia e l’assetto gestionale dei singoli presidi ospedalieri. In particolare, per l’ospedale Morelli, i sindaci dell’Alta Valle hanno stilato un documento con il quale rigettano, in toto, il piano proposto dal Politecnico di Milano. "La storia, il patrimonio edilizio e professionale di questo importante ospedale, però, richiede una proposta che preveda un nuovo assetto istituzionale con una governance autonoma dal sistema ospedaliero provinciale - sostiene l’ex primario di Cardiologia, Gianfranco Cucchi -. Mi riferisco al riconoscimento per l’ospedale Morelli di Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico (Irccs)".

Il decreto legislativo del 16 ottobre 2003, n. 288, definisce gli Irccs come “enti a rilevanza nazionale dotati di autonomia e personalità giuridica che, secondo standard di eccellenza, perseguono finalità di ricerca, prevalentemente clinica e trasnazionale, nel campo biomedico e in quello dell’organizzazione e gestione dei servizi sanitari, unitamente a prestazioni di ricovero e cura di alta specialità”. Gli Irccs sono gestiti da Fondazioni che, come organi, hanno un Consiglio di amministrazione, il presidente, il direttore generale e il direttore scientifico. Sono 5, secondo il dottor Cucchi, i buoni motivi per un Irccs a Sondalo. Eccoli nel dettaglio.

"Storici - spiega il camice bianco -. La storia e la tradizione del Morelli sono di grande prestigio, non solo nell’era della Tbc, ma anche negli anni successivi, quando era stato riconosciuto Presidio Multizonale per la riabilitazione da parte della Lombardia. Agli inizi degli anni Duemila la fusione con l’azienda ospedaliera della Valtellina e Valchiavenna e l’affermarsi dell’ospedale di Gravedona hanno portato al declino del Morelli con la chiusura di più reparti e la fuga di validi medici. Motivi patrimoniali, in quanto il patrimonio edilizio di notevole portata, oggi fortemente sottoutilizzato, necessita di un’attenzione che, in questi ultimi 20 anni, non è stata all’altezza". Poi ci sono ragioni progettuali: "I numerosi progetti per il rilancio del presidio (ricorso al Centro di formazione per gli operatori sanitari degli Stati poveri, Centro Oms per la cura della Tbc, riferimento per gli stadi neurovegetativi) non hanno avuto seguito e sono rimasti soltanto sulla carta". Ci sono, infine, motivi gestionali e professionali, sempre secondo il professionista sondriese.

«Non è possibile - afferma Cucchi - gestire una struttura ospedaliera di questa portata unitamente agli altri ospedali provinciali. È necessaria una governance dedicata, un managment attrezzato per affrontare nuove sfide. Motivi professionali perché la nuova missione potrebbe valorizzare meglio il patrimonio umano esistente e attrarre nuove professionalità nel campo della cura, della riabilitazione e della ricerca scientifica ricercando le opportune partnership". In sostanza, stando a queste valutazioni, la mission del Morelli potrebbe essere quella di erogare prestazioni di cura, diagnosi e ricerca nel campo dell’alta riabilitazione; di favorire la ricerca scientifica nel settore delle malattie polmonari e cardiovascolari; di promuovere la formazione degli operatori sanitari anche dei Paesi poveri. "Alla Fondazione - sottolinea il cardiologo che a lungo ha lavorato nella struttura ospedaliera del capoluogo - dovrebbero partecipare il Ministero della Sanità, la Regione, la Provincia di Sondrio, Centri universitari e i privati (ad es. le industrie biomedicali operanti in Valtellina)".