Petizione on-line: 4mila firme per difendere l’ospedale di Sondalo

Il sindaco Grassi: "Non si metta a rischio la sanità di montagna"

Una veduta dell'ospedale «Morelli» di Sondalo

Una veduta dell'ospedale «Morelli» di Sondalo

Sondalo, 8 novembre 2016 - Il «Morelli» non si tocca: già 4.000 le firme raccolte dalla petizione online caricata solo pochi giorni fa su Change.org per riportare l’attenzione sullo storico ospedale sondalino. Una vera e propria valanga di sostenitori (che aumentano di ora in ora) per dire no all’ulteriore paventato depauperamento dell’offerta sanitaria del presidio. La volontà dell’azienda è, infatti, quella di suddividere la Neurochirurgia riservando a Sondalo l’Unità Semplice e creando, invece, in quel di Sondrio, l’Unità Complessa con il primario.

Una proposta che per diventare definitiva dovrà, però, essere vagliata ed approvata dalla Regione. Mancano, dunque, ancora alcuni passaggi, ma la popolazione non intende aspettare «restando in silenzio in una lenta agonia in attesa della morte della sanità montana. Una morte che, va da sè, con la perdita della Neurochirurgia, dell’alta specialità, sembra quasi essere già scritta». La comunità sondalina e l’Alta Valle è convinta più che mai che vi sia ancora margine di manovra per non lasciare la sanità di montagna in «ostaggio di mere convenienze politiche».

Il sindaco di Sondalo, Luigi Grassi (Nat.P.)
Il sindaco di Sondalo, Luigi Grassi (Nat.P.)

Oltre alla mobilitazione popolare partita dal basso si è costituito anche un «Comitato per la salvaguardia della salute di Montagna» e nel contempo è stata aperta una pagina Fb denominata «Io sto con il Morelli» sulle quale in poco tempo si sono moltiplicati i «mi piace» (già oltre 1.000). A condividere le preoccupazioni dei cittadini è soprattutto Luigi Grassi, sindaco di Sondalo, da sempre in prima linea per la salvaguardia del Morelli e della Sanità di montagna. Grassi lancia un accorato appello e critica il metodo usato dalla Asst.

«Maroni ci aveva convinto che all’interno della nuova legge ci sarebbe stato un importante spazio per i sindaci e una condivisione nella programmazione della sanità di montagna – afferma Grassi –. Ad oggi invece questo non è avvenuto ed ora ci tocca constatare che quel metodo non è stato affatto osservato. Noi sindaci non siamo stati coinvolti (si ricorda che l’Asst ha depositato il Poas, Piano Organizzativo Aziendale Strategico, 2016/2018 il 28/10/2016 in Regione Lombardia). Con chi e dove l’azienda ha discusso questo piano? I sindaci sono così disponibili a farsi scippare l’opportunità di essere protagonisti nella definizione della sanità di montagna?». Chi non ha inteso correttamente il messaggio portato da Maroni?

«Se questo metodo fosse confermato - aggiunge Grassi - non sarebbe diverso da quello applicato negli ultimi dieci anni che tanto male ha fatto alla sanità del nostro territorio basta vedere, infatti, i tassi di fuga! Ho già chiesto alla conferenza dei sindaci di chiedere all’Asst di discutere il piano nelle sedi istituzionali opportune e di sospendere temporaneamente l’approvazione! Questo è un vulnus! Naturalmente ho letto i contenuti del Poas che tanto preoccupano i miei concittadini e non solo, ma sono ancora fiducioso che si possa attraverso l’intervento dei sindaci tornare a discuterne serenamente altrimenti ci toccherà fare valutazioni anche sul merito». Da sempre Grassi sostiene che salvaguardare il Morelli significa anche salvaguardare la sanità di montagna. Questa mattina intanto i vertici dell’Asst, a Sondrio, illustreranno il Piano organizzativo aziendale strategico.