Si impiglia nel macchinario e perde la vita

Telgate, dramma sul lavoro nella serata di domenica. A scoprire il corpo senza vita il genero dell’imprenditore che aveva 79 anni

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Ha perso la vita nella sua officina meccanica, la Cfm di Telgate, nella zona industriale. La vittima è Giuseppe Finazzi, imprenditore di 79 anni, residente a Chiuduno. La disgrazia domenica sera. Secondo una prima ricostruzione dei tecnici di Ats, stava operando su una fresa per la lavorazione di un pezzo cilindrico in plastica, quando la camicia, forse, si è impigliata nel macchinario, che ha fatto sbalzare violentemente il titolare. Questa un’ipotesi al vaglio (il pm non ha ancora deciso se far effettuare l’autopsia). Altra ipotesi è che possa essere stato colto da malore. La fresa è stata posta sotto sequestro. Nel tardo pomeriggio di domenica Finazzi era andato in azienda per ultimare un lavoro. La moglie Luisa, non vedendolo rientrare per cena, ha allertato la figlia Maria Chiara che ha chiesto al marito di andare a controllare: è stato il genero a trovare Finazzi morto. Alla Cfm si è precipitato pure l’altro figlio, Roberto 41 anni, docente di Statistica all’Università di Bergamo. Erano le 20,30. Scattato l’allarme sono intervenute un’automedica e un’ambulanza ma i sanitari non hanno potuto far altro che constatare il decesso. Presenti anche i Vigili del fuoco di Palazzolo, i carabinieri di Grumello per i rilievi e i tecnici dell’Ats. "Non è mai successa una tragedia simile a Telgate – afferma il sindaco Fabrizio Sala — al momento le ipotesi sarebbero due. I familiari sono sconvolti, il genero aveva trovato il cancello chiuso". Sergio Piazzolla, Responsabile Area Specialistica Igiene e Sicurezza del Lavoro, Ats Bergamo: "L’utilizzo di macchinari che prevedono la rotazione veloce di loro parti per eseguire lavorazioni sui pezzi, come la fresa utilizzata, prevede in via generale la presenza di schermi e ripari posizionabili davanti alle parti in movimento al fine di impedire il contatto accidentale tra l’operatore e l’attrezzatura. In alternativa è possibile la dotazione di fotocellule di controllo che bloccano la macchina se l’operatore si avvicina troppo all’utensile, o ancora l’installazione di recinzioni di segregazione della macchina con cancelletto d’accesso che la ferma quando viene aperto. In assenza di tali protezioni ed operando in prossimità degli organi in movimento, è possibile che possano essere agganciati lembi di indumenti o anche di guanti di protezione. Se gli indumenti non si strappano o sfilano immediatamente, il loro aggancio causa il trascinamento e sbalzamento di tutta la persona e l’urto contro il macchinario. In queste situazioni potrebbe essere determinante l’intervento rapido di un collega che arresta l’attrezzatura o la possibilità del lavoratore che è stato agganciato di bloccare lui stesso l’attrezzatura premendo il pulsante o la barra di arresto d’emergenza".

F.D.