A Morbegno l'ultimo saluto al pilota Sebastian Fortini

Gli amici e i compagni del team lecchese accenderanno i motori delle moto da cross. Il 17enne è morto per una caduta mentre si allenava a Traona

Sebastian Fortini, 17 anni

Sebastian Fortini, 17 anni

Mornegno (Sondrio), 19 dicembre 2020 - Profondo il cordoglio della città di Morbegno per la prematura scomparsa del giovane campione di motocross, Sebastian Fortini, di 17 anni, morto l’altro pomeriggio, mentre si allenava nel tracciato in riva all’Adda nel territorio comunale di Traona. "Esprimo le più sentite condoglianze alla famiglia per il grave lutto che l’ha colpita, a nome dell’intera cittadinanza", ha detto il sindaco di Morbegno, Alberto Gavazzi. Il giovane, che abitava a Paniga con il papà Massimo, il suo allenatore da sempre, la mamma Giovanna e i fratelli Nicole e Kristian, avrà oggi l’ultimo saluto nella chiesa di San Giovanni a Morbegno. Il funerale inizia alle 14.

E prima della celebrazione gli amici e i compagni di squadra del sodalizio lecchese Jrt Mx Team, di cui faceva parte Sebastian, accenderanno i motori in una parata in onore della vittima dell’incidente. Si svolge subito il funerale, in quanto il magistrato di turno alla Procura di Sondrio ha concesso il nulla osta della salma alla famiglia, una volta eseguita ieri la ricognizione cadaverica nell’obitorio dell’ospedale di Morbegno.

"Siamo andati centinaia di volte ad allenarci su quel sentiero amatoriale dell’area demaniale a Traona, vicino a casa - ricorda papà Massimo “Max“ Fortini, il coach e a sua volta ex pilota di motocross fra il 1990 e il 1995 - e non è mai successo nulla. L’altro pomeriggio si è invece consumata una tragica fatalità, a cui ho assistito senza, purtroppo, riuscire a salvare il mio adorato bambino". Oggi pomeriggio a dare l’addio al giovanissimo pilota delle ruote grigliate ci saranno, probabilmente, anche i compagni di scuola della quarta Meccanico dell’Enaip di Morbegno, frequentata da Sebastian, futuro meccanico e ancora campione di uno sport che era nel suo Dna. "Viveva per il motocross", dice papà Max.