Scomparso in Valmalenco, i genitori: "Il nostro Mattia non si è ucciso"

I familiari del trentenne escludono anche l’ipotesi di allontanamento volontario

Mattia Mingarelli

Mattia Mingarelli

Sondrio, 17 dicembre 2018 - «La famiglia di Mattia sta vivendo un momento di angoscia profonda. Siamo tutti in uno stato di attesa». A parlare è l’avvocato Stefania Amato del foro di Brescia, legale della famiglia di Mattia Mingarelli, il 30enne comasco di Albavilla, di professione agente di commercio per la Trussoni Beverage di Dubino, di cui non si hanno più notizie ormai da dieci giorni. Venerdì 7 dicembre il giovane ha raggiunto la baita in affitto, a 1.700 metri di quota in Valmalenco sopra San Giuseppe, in località Barchi.

LÌ, di questo gli inquirenti sono certi, ha pranzato nel rifugio La Gusa. Poi sarebbe andato a fare una passeggiata sulla neve con il cane Dante. Nel pomeriggio dello stesso giorno, però, di Mattia si perdono le tracce, e nonostante il titolare di un altro rifugio in zona, Giorgio Del Zoppo del Ristoro Barchi, racconti di aver passato parte della serata con il giovane comasco, gli inquirenti non si dicono certi di cosa abbia fatto l’agente di commercio dalle 16. Quello che è certo è che da dieci giorni nessuno ha più notizie di Mattia Mingarelli.

«È un misetro – afferma l’avvocato Amato a nome della famiglia, che ha affidato al legale ogni comunicazione con la stampa - I parenti vivono in uno stato di attesa, nessuno si spiega cosa possa essere successo. Mattia aveva deciso di trascorrere in tranquillità il week-end dell’Immacolata nella baita ai Barchi. Ora i suoi cari sono al centro di qualcosa più grande di loro, vivono in un momento di angoscia profonda». «La famiglia, conclude il legale, «esclude categoricamente la possibilità che si sia allontanato volontariamente, così come l’ipotesi, assurda, che si sia suicidato».

Familiari che si trovano, da oltre una settimana ormai, nella zona dove Mattia è stato visto l’ultima volta. La sensazione è che i parenti di Mingarelli non si aspettino risultati dalle ricerche nella zona boschiva. Come se, in realtà, un’idea su cosa possa essere successo se la siano fatta. E se l’allontanamento volontario e il suicidio sono da escludere, secondo chi conosce bene Mattia, non resta che l’ipotesi che il giovane sia stato portato lontano dalla sua baita, probabilmente con un’auto. In caso contrario sarebbe difficile spiegare il comportamento del cane Dante, trovato spaesato nella zona della casa di montagna, quasi avesse perso ogni riferimento da quando il suo padrone è svanito nel nulla.