Scomparso in Valmalenco: un rebus in quota

Sotto analisi telefonino, casa e rifugio. Ma il giovane non si trova

Il procuratore Claudio Gittardi e il colonnello Emanuele de Ciuceis

Il procuratore Claudio Gittardi e il colonnello Emanuele de Ciuceis

Chiesa in Valmalenco (Sondrio), 13 dicembre 2018 - Nessun elemento che possa far pensare ad un delitto, un fascicolo aperto per scomparsa di persona, l’ipotesi di un incidente in montagna. Ma, intanto, Mattia Mingarelli ancora non si trova, e sono gli stessi inquirenti ad ammettere: «Strano non averlo ancora individuato».

Ieri mattina il procuratore capo della Repubblica di Sondrio, Claudio Gittardi, e il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Emanuele de Ciuceis, hanno fatto il punto sulla scomparsa del 30enne di Albavilla, in provincia di Como, di cui si sono perse le tracce da venerdì pomeriggio in provincia di Sondrio, tra le montagne innevate della Valmalenco. «Al momento non sono emersi elementi che possano spingerci verso un’ipotesi delittuosa, ma non si esclude alcuna pista e le ricerche proseguono senza sosta – ha affermato Gittardi, che ha poi ricostruito gli spostamenti dell’agente di commercio comasco prima della sua scomparsa -. Da quanto emerso, il giovane sarebbe arrivato da solo, in compagnia del cane Dante, in mattinata in località Barchi, in quota sopra Chiesa in Valmalenco. Una volta arrivato, avrebbe lasciato i bagagli nella sua baita e sarebbe andato a pranzo in un rifugio della zona (non al ristoro Barchi poco distante dalla casetta e a cui sono stati messi i sigilli, ndr) Si é poi congedato dicendo che sarebbe tornato per cena, ma non lo hanno rivisto». Dopo pranzo, sempre stando alle ricostruzioni effettuate dagli inquirenti, sarebbe andato a fare una passeggiata con il cane. Attorno alle 16 pubblica la foto dell’amico a quattro zampe, poi sparisce nel nulla. Nella notte il cane, invece, torna a casa, verrà trovato mentre gironzola tra la baita e il ristoro.

Il cellulare dell’uomo, invece, viene trovato la mattina dopo, poco distante, dal gestore del Ristoro Barchi, l’ultimo a vederlo prima che sparisse, che lo consegna ai genitori di Mattia, giunti in quota per cercare il figlio scomparso. Il portafoglio, invece, non è stato trovato, probabilmente il 30enne lo aveva con sé. «L’ipotesi su cui stiamo lavorando - ha proseguito il procuratore - è quella di un incidente o un malore in montagna, e stiamo setacciando un’ampia zona anche con i cani molecolari. Meno probabile l’ipotesi di un allontanamento volontario o di un gesto disperato, non c’è nulla che possa far pensare a una pista del genere. Ma non escludiamo nulla». Sia la baita che il ristoro Barchi ora sono sotto sequestro, i carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche del Reparto operativo del Comando provinciale di Milano stanno analizzando quello che è stato trovato al loro interno. Così come si sta analizzando il contenuto del telefono cellulare. Ma, per ora, di Mattia non c’è traccia.