Strage, l’accusa si sgonfia: condannato a cinque anni

Sondrio, la pena per il rogo all’abitazione di Poggiridenti del marzo 2020. L'imputato di Teglio, Gianluca Feliziano Mattioli, resta nella Casa circondariale

L’imputato Gianluca Feliziano Mattioli, 48 anni, al termine del processo in Assise

L’imputato Gianluca Feliziano Mattioli, 48 anni, al termine del processo in Assise

Sondrio - Nessuna strage. La pesante imputazione a carico del 48enne Gianluca Feliziano Mattioli, di Teglio, in Corte d’Assise per un’accusa pesante come un macigno, anche se fortunatmente quella sera del 15 marzo di un anno fa alla casa di Poggiridenti non ci furono né morti, né feriti, è evaporata nel corso del processo che si è concluso ieri a Palazzo di giustizia a Sondrio. La Corte, presieduta da Carlo Camnasio (a latere Francesca Roncarolo più sei giudici popolari), nel pomeriggio è uscita con la sentenza: cinque anni e due mesi di reclusione, non per l’imputazione con la quale l’uomo era finito alla sbarra al termine delle indagini dei carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Sondrio.

Il verdetto, infatti, è stato pronunciato per danneggiamento aggravato, in quanto seguito da un vero incendio (sulla base del primo comma dell’articolo 424 del Codice penale), e per stalking. Assolto, invece, dall’ipotesi di esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Il pm Elvira Antonelli nella requisitoria, iniziata attorno alle 9 e conclusa verso le 11, aveva chiesto, invece, una condanna a 16 anni e, in caso di riformulazione per tentato omicidio plurimo, a quindici anni. L’avvocato Corrado Pini, in rappresentanza della famiglia Mottolini la cui casa era stata presa di mira, secondo la ricostruzione accusatoria, in cinque minuti ha corroborato la tesi del magistrato inquirente, mentre il collega Giuseppe Romualdi, nell’arringa durata 10 minuti, ha affermato che Mattioli non poteva essere condannato per strage e neppure per plurimo tentato omicidio, reati non commessi dal suo assistito, e che neppure il 48enne potesse essere ritenuto l’autore del rogo. La Corte si è ritirata in Camera di consiglio alle 11.30 e alle 14.50 ha pronunciato la sentenza. 

"Sono curioso di leggere come la Corte riesca a motivare la condanna - ha dichiarato al termine il penalista Romualdi - e dispiaciuto del fatto che al mio cliente, dopo circa un anno di reclusione in carcere, sia stata ancora negata la remissione in libertà. La sentenza è stato il classico caso di montagna che ha partorito il topolino". Di avviso diverso, invece, l’avvocato Pini che, tra l’altro, ha annunciato la presentazione di una querela per calunnia nei confronti di Alessia De Bernardi, la compagna e coimputata (sarà giudicata a breve) del condannato la quale denunciò di avere subito violenza sessuale dal giovane Mottolini ("Mi ha adescato, non ho abusato di lei", aveva detto il ragazzo): "Siamo soddisfatti della pena per i reati riconosciuti e che resti in carcere. La famiglia temeva una vendetta".