"L’apertura degli impianti non sia legata ai colori"

Marco Rocca, ad del comprensorio di Livigno: abbiamo bisogno di certezze

Impianti da sci

Impianti da sci

Livigno (Sondrio), 6 gennaio 2021 - Una stagione invernale che potrebbe non decollare mai. Nell’ambiente sciistico regna un’incertezza pressoché totale dopo le ultime disposizioni del Governo. All’entusiasmo dello scorso fine settimana, dopo la notizia del via libera del ministro della salute Roberto Speranza per la riapertura degli impianti sciistici a aprtire dal 18 gennaio, fa da contraltare l’incertezza totale nella quale sono piombati un po’ tutti gli operatori dopo il Consiglio dei ministri tenutosi nella serata di lunedì che ha stabilito i criteri per "colorare" le zone d’Italia e impartire quindi nuove limitazioni. La questione è piuttosto semplice. Se una Regione avrà un Rt tra 1 (quello attuale della Lombardia) e 1,25 potrebbe essere considerata arancione e se avrà un Rt superiore potrebbe essere colorata di rosso. In entrambi i casi gli impianti non potrebbero aprire o, se aperti in precedenza, dovrebbero chiudere. Uno dei comprensori più cool italiani è quello del Mottolino a Livigno, meta di tanti sciatori, snowboarder e freestyler, e Marco Rocca è l’amministratore delegato. A lui abbiamo chiesto un’opinione sulla situazione attuale. «La verità è che non c’è nulla ma proprio nulla di sicuro – ci ha detto Marco Rocca –, c’è la netta sensazione che il Governo non abbia preso seriamente in considerazione il problema relativo alla montagna. Eppure non mi sembrano concetti difficili, posto che il problema sanitario esiste e che non è facile prendere delle decisioni".

Lunedì il ministro Speranza ha dato l’ok per la riapertura degli impianti. Come vede la situazione? "Il protocollo sanitario pare essere stato recepito, sebbene ci voglia ancora l’ok del Cts, ma l’apertura non può essere condizionata dalla zona di appartenenza. Se fosse così, temo che alcuni gestori degli impianti possano decidere di non aprire affatto. Aprire gli impianti vuol dire, almeno per noi, assumere decine di persone e capite bene che se non c’è certezza è difficile programmare queste assunzioni. In generale è difficile programmare qualsiasi cosa. Noi operatori turistici non siamo considerati affatto per quel che rappresentiamo. Il vero indotto del turismo invernale è dato dagli sciatori e se non si riaprono gli impianti la stagione salta quasi completamente".

Voi avete aperto, come altre località, per permettere alle nazionali di sci, snowboard e freestyle di allenarsi. "Si, per una questione morale ma le faccio un esempio: per tenere aperta la pista di snowboard servono 15 persone e sulla pista stessa si allenano 10 persone. Economicamente non sarebbe sostenibile…".

Il futuro? "Se non si potrà garantire l’apertura degli impianti per l’ultima parte di stagione, allora che il Governo ci dia dei ristori seri come già deliberato in Austria e Francia".