"Revoca immotivata" Ora l’ex direttrice del carcere di Voghera può tornare indietro

Stefania Mussio fu mandata via a fine 2021 e spostata a Verbania. Dietro il trasferimento, le critiche di personale sanitario e sindacati. Ma il Tar annulla tutto: "Non prese in considerazione le sue ragioni"

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MILANO

di Nicola Palma

Tutti gli atti annullati. Due carceri che a breve potrebbero fare i conti con la sentenza appena emessa. E una dirigente pubblica che si ritrova a metà strada tra le case circondariali di Voghera e Verbania: dalla prima è stata mandata via a fine 2021, ma ora quel provvedimento è stato cancellato; così come è stato contemporaneamente bloccato quello che ne ha disposto il trasferimento nella seconda. L’intricata vicenda legale vede come protagonista Stefania Mussio, che già nel 2014 aveva dato battaglia per la revoca dalla direzione del carcere di Lodi. La storia inizia il 29 settembre 2020, quando il Provveditore regionale all’amministrazione penitenziaria della Lombardia, a poco meno di due anni dall’arrivo di Mussio a Voghera, dispone un’indagine ispettiva "in seguito a lamentele" sull’attività della direttrice arrivate da più parti: dal personale sanitario a quello contabile, dalle organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria ad alcuni detenuti (compreso l’ex boss della Mala del Brenta Felice Maniero). Nella relazione che sintetizza l’esito dei controlli, datata 12 maggio 2021, Mussio viene ritenuta responsabile "di una perdita di efficaciaefficienza nel perseguimento dei fini istituzionali", con uno stile "improntato all’autoaffermazione d’autorità più che all’interesse pubblico istituzionale". Le contestazioni riguardano: "i rapporti con il Servizio sanitario; la gestione della pandemia, con particolare riferimento al decesso di un detenuto; la gestione del personale e, in particolare, alcune anomalie sul piano amministrativo; i contrasti con alcuni agenti carcerari; i rapporti conflittuali con alcune organizzazioni sindacali".

Quattro mesi dopo, Mussio risponde, depositando una serie di dichiarazioni di "persone qualificate" (dai comandanti della penitenziaria ai volontari educatori, fino al Garante provinciale dei diritti dei detenuti) che segnalano "di aver apprezzato" la sua attività e di "aver constatato un netto miglioramento delle condizioni complessive del carcere". Dichiarazioni non sufficienti a evitare la revoca di Mussio, prima assegnata temporaneamente a incarichi amministrativi e poi trasferita alla casa circondariale di Verbania. A quel punto, scatta il ricorso al Tribunale amministrativo per ottenere lo stop ai provvedimenti impugnati. Nell’accogliere l’istanza della dirigente, i giudici premettono che "la revoca è un provvedimento espressione dell’ampia discrezionalità di cui è titolare la pubblica amministrazione, adottato per la miglior tutela dell’interesse pubblico alla legalità, all’imparzialità e al buon andamento degli uffici pubblici".

Proprio in virtù di quel margine molto esteso, aggiungono i magistrati del Tar, la revoca deve essere sorretta "da una motivazione e da un’attività istruttoria più approfondita"; cosa che, a loro parere, non è avvenuta nel caso Mussio. Sì, perché non sono state adeguatamente prese in considerazioni le ragioni della ricorrente, che, con i documenti, avrebbe dimostrato: la "buona collaborazione" instaurata con quasi tutti i sanitari"; l’assenza di "mancanze o addebiti" nei suoi confronti per il decesso di un detenuto "in epoca di pandemia"; l’apprezzamento di tanti operatori (da contrapporre alle critiche di chi ne ha contestato i metodi); la circostanza che sei delle persone sentite "sono agenti di polizia penitenziaria aderenti alla medesima organizzazione sindacale (Uspp)". Tradotto: il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia non ha tenuto in debita considerazione le osservazioni di Mussio, "con le quali ha rappresentato numerose circostanze organizzative e professionali che smentiscono su più punti quanto riportato nella relazione posta a base dei provvedimenti impugnati e che avrebbero potuto richiedere, in linea astratta e ove esaminate, ulteriori approfondimenti e verifiche". Conclusione: tutto da rifare.