Quando il presidente JFK celebrò i lecchesi del McKinley

Sessant’anni fa la spedizione guidata da Riccardo Cassin conquistò la Sud. Anche Kennedy volle complimentarsi con loro per l’impresa alpinistica

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VALMADRERA (Lecco)

di Daniele De Salvo

Mercoledì 19 luglio 1961, ore 23. Per il mitico Riccardo Cassin, che all’epoca aveva 52 anni, e i cinque Ragni Luigino Airoldi, Gigi Alippi, Jack Canali, Romano Perego e Annibale Zucchi scocca l’ora di entrare nella storia. Raggiungono i 6.194 metri della cima del McKinley che è la montagna più alta dell’Alaska dal versante Sud, violando per primi una parete di 3.200 metri di neve, ghiaccio e roccia. Di quei sei “mostri sacri“ dell’alpinismo mondiale l’unico protagonista vivente è il maglione rosso quasi 90enne Luigino Airoldi, che venerdì, a meno di un mese dal sessantesimo anniversario dell’impresa, nel salone del centro culturale Fatebenefratelli di Valmadrera ha ripercorso e raccontato la spedizione "Città di Lecco – Alaska 1961", in occasione del gran finale della decima edizione "Monti Sorgenti", la rassegna sulle montagne e sugli alpinisti lecchesi.

"Di montagne ne ho scalate tante e dopo quella ho partecipato ad altre 45 spedizioni, ma quella sul McKinle è quella che più mi è rimasta nel cuore – racconta -. Quando siamo arrivati in vetta ho tirato giù gli occhiali e ho visto il Riccardo che stava piangendo. Ci siamo abbracciato tutti". E poi, una volta a New York per tornare verso l’Italia la sorpresa inattesa, a ulteriore riprova della straordinarietà di quanto compiuto: "Ci ha mandato un telegramma per complimentarsi della conquista il presidente degli Stati uniti J.F. Kennedy. Doveva anche riceverci a Washington ma poi c’è stato lo sbarco nella Baia dei Porci ed è venuto fuori un “risotto“ che ha mandato tutto a monte". Ma la conquista dell’inviolata sud del McKinle non è solo una grande storia di alpinismo. È una storia soprattutto di amicizia: "Il Riccardo era il nostro grande capo. Fino a 200 metri dalla vetta era in cordata con me, poi Jack Canali ha accusato problemi ai piedi, allora lo ha tirato su lui, perché eravamo soprattutto amici. Ecco, dopo tutto questo tempo ciò che mi resta è il ricordo di quei cinque amici che non ci sono più, perché l’amicizia resta sempre ed è il valore più grande". In sala, ad acoltare Luigino Airoldi con gli occhi lucidi e insieme il sorriso sulle labbra, oltre al sindaco Antonio Rusconi, anche i nipoti di Jack Canali e la figlia di Annibale Zucchi.