"Via i migranti o ti bruciamo l'hotel". Albergatore valtellinese nel mirino

Nelle corse settimane una lettera anonima contenente pesanti minacce di morte a chiaro sfondo xenofobo, ora altre minacce sul web con bersaglio diretto il titolare della struttura di Michele Pusterla

Alcuni africani accolti all’hotel Bellevue di Cosio Valtellino con in mezzo il titolare

Alcuni africani accolti all’hotel Bellevue di Cosio Valtellino con in mezzo il titolare

Cosio Valtellino (Sondrio), 14 settembre 2015 - «Diamo fuoco all’albergo». Un’altra pesante minaccia al titolare dell’hotel Bellevue di Cosio Valtellino che, da tempo, accoglie numerosi profughi, al momento 71, su richiesta della Prefettura di Sondrio. In agosto gli era stata recapitata dal postino una lettera anonima con bersaglio gli stessi migranti (“Via dall’albergo o li uccido uno a uno”, uno dei passaggi della missiva sulla cui paternità stanno indagando i carabinieri). Ora, invece, le minacce sono indirizzate direttamente a lui e sono state postate su Facebook da una persona che si firma con uno pseudonimo quanto a nome e riporta pure un cognome, molto noto nella zona. 

«Io difendo i confini - scrive l’individuo che incita all’odio razzista - dall’invasione di questa gente color di .. Sono fiero di essere razzista». E ancora: «Questo qui (l’albergo che vorrebbe sia incendiato, ndr) sta a due minuti da casa mia. Si è convertito in appaltatore di finti profughi per il governo Renzi». L’albergatore Giulio Salvi, che col collega Carlo Montini (quest’ultimo all’hotel Stella di Bormio da alcuni mesi accoglie una sessantina di richiedenti asilo e ha avuto critiche) sta preparando una lettera da inviare al leader della Lega Matteo Salvini in risposta all’auspicato - dal politico - fallimento degli alberghi che danno ospitalità ai migranti, non ha perso tempo. Si è presentato alla caserma dei carabinieri di Morbegno per denunciare le minacce ricevute segnalando poi l’accaduto anche alla Polizia e al prefetto. 

«Se c'è qualcuno che pensa di intimorirmi con simili azioni si sbaglia – dichiara Giulio Salvi –. Questi episodi non fanno altro che spingermi a continuare. Tutti gli ospiti in hotel non possono essere considerati clandestini, in quanto sono state rilevate le impronte digitali dalla polizia, sono stati sottoposti ad accurati controlli sanitari, se ne conosce la provenienza, sono sempre sotto sorveglianza del mio staff di collaboratori e partecipano a lavori e altre attività volti a favorirne l’integrazione sociale». L’albergatore ha ricevuto decine di telefonate e mail di solidarietà da Valdisotto, Milano, Verona, Germania, Danimarca, Firenze, carabinieri e polizia hanno potenziato i servizi di sorveglianza e prevenzione nell’area dell’hotel in attesa che si possa dare presto un volto e un nome preciso al responsabile.

di Michele Pusterla