Piuro, due terzi dei contagi Covid legati ai frontalieri

Il sindaco Omar Iacomella analizza l’evidenza del dato: "Precauzioni nei viaggi in bus e con i colleghi altrimenti non ne usciamo"

Il sindaco Omar Iacomella

Il sindaco Omar Iacomella

Piuro (Sondrio), 29 novembre 2020 -  Sono venticinque i casi di positività al Covid-19 registrati nell’ultima settimana (fino a venerdì) mentre dall’inizio della pandemia i cittadini piuraschi che sono entrati in contatto con il virus sono, in base ai dati ufficiali forniti dall’Ats della Montagna, sono stati 70, pari al 3,51% della popolazione. I decessi, invece, sono stati in tutto sette. Dai dati emersi sembrerebbe che in buona parti i nuovi casi di positività siano riconducibili, più o meno direttamente, ai lavoratori frontalieri.

"Questo – sottolinea il sindaco di Piuro Omar Iacomella che, come tanti suoi cittadini, si reca in Svizzera per lavoro – non per dare degli untori a nessuno, sia ben chiaro, ma semplicemente per constatare che i due terzi degli ultimi contagi sono avvenuti in ambienti riconducibili al lavoro d’oltre confine". Nessuna accusa da parte dell’amministratore italiano nei confronti dei datori di lavoro elvetici che hanno introdotto norme rigide per evitare la diffusione del Covid ma, semplicemente, un monito o pro memoria: anche durante il tragitto casa-lavoro si può contrarre il virus.

"I contatti con persone extra nucleo familiare sono evidenti per coloro che utilizzano bus o minibus aziendali – aggiunge Iacomella –. In quel momento è assolutamente necessario provvedere a coprirsi naso e bocca con le mascherine ed utilizzare massima attenzione nel toccare parti comuni, quindi usare il disinfettante spesso e assicurarsi che nessuno dei colleghi abbia sintomi riconducibili al Covid-19. Altrimenti non ne usciamo". A preoccupare il sindaco del Comune della Bregaglia italiana non sono tanto i lavoratori frontalieri – per la maggior parte giovani ed in buona salute – quanto i contatti che queste persone possono avere con soggetti fragili come genitori, nonni oppure familiari che curano soggetti maggiormente fragili.

A supportare l’ipotesi che il continuo aumento di casi vada ricondotto alla vicina Svizzera è suffragato anche dal fatto che nelle province di confine – Sondrio, ma anche Varese e Como – i numeri non sono ancora calati, cosa che invece sembrerebbe essere avvenuta nel resto della Lombardia.