Pino Ferrari, il coiffeur camminatore arriva oggi nella Città eterna

Dopo 830 chilometri a piedi lungo la Via Francigena: "È molto meglio del Cammino di Santiago. Abbiamo luoghi meravigliosi"

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Una valtellinese a Roma… attraverso la splendida e unica via Francigena. A piedi. Da solo (ma sono decine i supporter su Fb). Oggi, dopo gli ultimi chilometri e gli ultimi sentieri, il sessantacinquenne Giuseppe Ferrari da Poggiridenti, per tutti "Pino" (coiffeur “storico” del capoluogo), arriverà nella città eterna dove concluderà un cammino in solitaria lungo 830 km, con partenza da Vercelli. Grande camminatore e appassionato dei cosiddetti "cammini", Pino ha completato quello più famoso che porta a Santiago De Compostela ma sulla bellezza dei panorami e delle città attraversate non ha dubbi. "Beh, non c’è paragone, la Via Francigena ti permette di ammirare paesaggi fantastici, città meravigliose. Siena, per esempio, è una chicca, con la sua piazza e col suo meraviglioso duomo che non avevo mai visto prima. Da Lucca in giù respiri aria medievale, che luoghi fantastici. E poi i bei percorsi naturali sui sentieri del Lazio che ti lasciano a bocca aperta. A me è piaciuto di più, sotto l’aspetto estetico". Ma come è iniziata questa avventura? "Mi piace camminare e mi piacciono i "cammini", tanto che sono riuscito a completare in passato anche quello di Santiago De Compostela. Tempo fa ho deciso di intraprendere anche quello della Via Francigena e il 28 agosto sono partito con zainetto, tanto entusiasmo e la voglia di scoprire". Pino è partito da Vercelli, è passato per Pavia e poi è arrivato in Toscana attraverso il passo della Cisa. E poi giù a Lucca, a Monteriggioni, Siena, Grosseto, la parte alta del Lazio fino a Roma.

"Non è un cammino facilissimo, ci sono dei punti tosti come il passaggio sulla Cisa. È stato quello il momento più difficile anche perché non avendo trovato (è stata l’unica volta) ospitalità in un ostello ho dovuto percorrere in un’unica volta ben 50 chilometri e non i 30 che ho percorso mediamente ogni giorno". Non ha mai avuto paura? "No, paura no, ma qualche animaletto, un paio di cinghiali, che mi guardava storto l’ho incontrato". Ma come mai questa passione? "È come coi tatuaggi, uno tira l’altro, è diventata una grandissima passione. In questi momenti riesco ad estraniarmi, a rimanere da solo veramente e a liberare la testa. Penso alle cose da fare a casa, al lavoro". C’è stato un allenamento specifico? "No, cammino tanto, ogni giorno e poi in Valtellina è facile trovare sentieri di montagna tosti che… allenano alla perfezione". A livello di segnaletica, come è la Via Francigena? "Benissimo, soprattutto da Lucca in poi dove i cartelli non mancano di certo e non ci si può sbagliare. Nella Pianura Padana, invece, meno male che avevo il GPS, si può far meglio. Quel che ho notato è che, malgrado la sua bellezza, la via Francigena è meno sentita rispetto al cammino di Santiago". Quali gli incontri più interessanti? "Ma con don Matteo, un parroco nato in India ma ora di nazionalità svizzera, che ha deciso di percorrere a piedi la Via Francigena, partendo dal San Bernardo, per andare ad un’udienza col Papa". E adesso l’arrivo a Roma. "Sì, l’avventura si concluderà con l’arrivo in Piazza San Pietro e poi dopo aver visitato un po’ la Città Eterna ritornerò in Valtellina in treno".

Fulvio D’Eri