Omicidio Grosotto, il padre di Veronica: "Pochi 20 anni a Casula"

Giancarlo Balsamo: "Quello che ho perso non torna, nessuna pena può risolvere la situazione" di ALESSIA BERGAMINI

Emanule Casula e Veronica Balsamo

Emanule Casula e Veronica Balsamo

Sondrio, 30 gennaio 2016 - Il giorno dopo la condanna di Emanuele Casula a vent’anni di reclusione, le emozioni sono ancora vive. Allo sconcerto dei famigliari di Veronica Balsamo e di Gianmario Lucchini, che si aspettavano una pena più severa, si affiancano i commenti di amici e conoscenti delle vittime, che ritengono a loro volta troppo lieve la pena per chi si è macchiato di un omicidio e di un tentato omicidio. «La vita di due persone vale vent’anni» è stata la prima, amara dichiarazione della mamma di Veronica, Sonia Della Valle, al termine dell’udienza. Non era, invece, presente in tribunale Giancarlo Balsamo, padre della ragazza, che all’indomani del pronunciamento del giudice commenta: «Queste cose ognuno le vede a modo proprio. Un giudice applica una pena, chi ha subito il danno vorrebbe una condanna a 1000 anni. In Italia, purtroppo, va così… Fossimo stati in America o in un altro stato non so come sarebbe finita. Ma quello che ho perso non torna, nessuna pena può risolvere la situazione». 

Critico anche Paolo Di Gregorio, vice presidente dell’Associazione italiana vittime della violenza, che sin dall’inizio della drammatica vicenda è stato vicino alla famiglia Balsamo. «E’ come se avesse commesso due omicidi e meriterebbe due ergastoli» ha commentato Di Gregorio (padre di Sonia Di Gregorio, uccisa nel 2000 a Cino, quando aveva solo vent’anni, dal marito da cui si stava separando) riferendosi a Casula, quindi ha aggiunto: «Fino a che non ci sarà la certezza della pena, in Italia non ci sarà giustizia. Come associazione non vogliamo essere i forcaioli che invocano per forza i trent’anni di condanna, ma chi commette un omicidio dovrebbe scontarne almeno venticinque. E, in tutto questo, il rito abbreviato è una vergogna, un’offesa alle vittime e ai loro famigliari».

Al di là del giudizio dei singoli e delle aspettative, però, la condanna a vent’anni non è altro che il frutto di un calcolo preciso, legato alle disposizioni dell’ordinamento giuridico italiano. La pubblica accusa aveva chiesto l’ergastolo con isolamento diurno, pena che in virtù del ricorso al rito abbreviato si sarebbe ridotta al «solo» ergastolo. Il giudice Fabio Giorgi - che si è riservato novanta giorni per depositare le motivazioni della sentenza - ha stabilito, invece, una pena di trent’anni che in virtù del rito abbreviato è stata ridotta a venti. Una volta presa visione delle motivazioni, è probabile che sia gli avvocati delle parti civili che quello della difesa decidano di presentare ricorso in Appello. Così come i pm Elvira Antonelli e Giacomo Puricelli che hanno sostenuto l’accusa.