Sondrio, uccide l'anziano fratello perché soffriva: la donna resta in carcere

Il gip rigetta la richiesta dei domiciliari per Anna Forni

Carabinieri davanti all’ingresso della struttura residenziale dove l’anziano viveva (Anp)

Carabinieri davanti all’ingresso della struttura residenziale dove l’anziano viveva (Anp)

Sondrio, 29 gennaio 2019 - Anna Forni si è dimostrata poco collaborativa dopo la prima confessione davanti ai carabinieri, resta la paura che possa cercare di fuggire ora che ha compreso la gravità delle accuse nei suoi confronti. Questi, fondamentalmente, i motivi che hanno spinto il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sondrio, Carlo Camnasio, a convalidare il fermo per omicidio volontario e a disporre la custodia cautelare in carcere nei confronti della 70enne milanese, rea confessa dell’omicidio del fratello Alberto, 80 anni, anche lui originario del capoluogo lombardo ma residente in Valtellina da oltre vent’anni.

Lunedì mattina la donna, affiancata da uno dei suoi legali, l’avvocato Nicola Marchi, che condivide la difesa con il fratello Paolo, è stata portata dal carcere Bassone di Como in tribunale a Sondrio per l’interrogatorio di convalida del fermo davanti al gip Camnasio. Ancora una volta, però, Anna Forni non ha parlato, si è avvalsa della facoltà di non rispondere e il giudice, dopo essersi riservato di decidere sulla sua sorte, attorno a mezzogiorno ha disposto la convalida e la conferma della misura cautelare, così come chiesto dal sostituto procuratore Marialina Contando, titolare del fascicolo. Il motivo, come detto, è sostanzialmente il pericolo di fuga. Infatti, nonostante la donna venerdì mattina si sia costituita ai carabinieri della stazione di Sondrio, raccontando di aver ucciso il fratello per mettere fine alla sua agonia causata da un tentativo di suicidio non andato a buon fine, dopo una prima confessione si è sempre trincerata dietro il più assoluto silenzio. Anna Forni non ha voluto confermare la sua versione dei fatti davanti al pubblico ministero giunto in caserma, nonostante la presenza dei suoi avvocati difensori, e non ha voluto parlare nemmeno ieri mattina, nonostante questo, probabilmente, avrebbe potuto cambiare le cose e aprirle le porte del carcere dopo due giorni di detenzione in isolamento nella sezione femminile.

Come mai il silenzio dopo la confessione? Se lo sono chiesti sia il magistrato che il giudice, che hanno trovato una possibile motivazione nel timore che la 70enne possa voler tentare di sfuggire alla giustizia, avendo anche disponibilità economiche considerevoli. Insomma, l’atteggiamento contraddittorio di Anna Forni e la mancanza, allo stato attuale, di conferme certe alla sua prima versione dei fatti hanno spinto gli inquirenti a optare per la detenzione in carcere, almeno per ora. Tutto dipende, adesso, dall’esito dell’autopsia, che però non è stata ancora fissata. Gli avvocati Marchi hanno già nominato un perito di parte, il dottor Maurizio Robustelli Della Cuna. Se l’esame autoptico dovesse confermare la versione della donna, e cioè il tentato suicidio di Alberto Forni prima della morte per soffocamento, l’accusa potrebbe mutare e passare da omicidio volontario a omicidio del consenziente, ipotesi meno grave. Ma questo solo se emergeranno elementi che permettano di accertare senza dubbio che veramente l’80enne voleva togliersi la vita.