REDAZIONE SONDRIO

Omicidio di Brusio: "Il moldavo mandato dai Ferrari solo per firmare un contratto"

La difesa di Gatti da parte dell’avvocato Carlo Taormina di ALESSANDRO GOLINELLI

Ezio Gatti in aula (Newpress)

Brusio, 28 gennaio 2015 - Nel novembre del 2010 Ezio Gatti non ha mandato Ruslan Cojocaru da Giampiero Ferrari e dalla moglie Gabriella Plozza a Brusio con l’intenzione di estorcere del denaro. Si trattava invece dell’ennesimo tentativo di far firmare loro un contratto per farsi consegnare «40 o 50mila euro», somma che avrebbe dovuto compensare la mancata consegna del semirimorchio che aveva acquistato da loro «con un contratto vero».

È questa la linea che l’avvocato Carlo Taormina, difensore di Gatti, ha tracciato nel corso del processo davanti ai giudici della prima Corte d’Assise e d’Appello di Milano. In primo grado Gatti è stato condannato a 21 anni di carcere e il suo presunto complice moldavo all’ergastolo, pene che il sostituto Pg di Milano Maria Grazia Omboni ha chiesto di confermare.

Per l’avvocato Taormina, invece, Cojocaru non era armato quando è arrivato negli uffici della ditta gestita dalle vittime, che invece «collezionavano armi e in casa avevano un vero e proprio arsenale». L’ipotesi della difesa, dunque, è che sia la piccola pistola calibro 6.35 che ha ferito Ferrari e la moglie, sia la Beretta 9x19 - non in grado di sparare perché caricata con proiettili sbagliati (in Italia si trovano in commercio solo quelli adatti al modello 9x21) - fossero delle vittime.

Ruslan Cojocaru (Newpress)

«Sembra una pistola che si tiene in casa, magari nel cassetto, con l’intento di spaventare eventuali malintenzionati», ha detto Taormina suggerendo che Gabriella Plozza l’abbia tirata fuori nel tentativo di far allontanare Cojocaru. A quel punto sarebbe arrivato il marito, con la pistola calibro 6.35 in mano, i due uomini avrebbero iniziato a lottare e sarebbe partito il colpo che ha ucciso Ferrari.

Il moldavo «quasi per legittima difesa» avrebbe poi ferito anche la moglie e avrebbe finito entrambi con il calcio della Beretta, ormai inutilizzabile. Una versione alternativa che l’avvocato dei figli dei coniugi Ferrari, Maurizio Carrara, ha definito «fantasiosa e perfino poco rispettosa delle vittime» e alla quale, nel corso della prossima udienza, fissata per il 17 febbraio, intende replicare prima che i giudici si ritirino in Camera di Consiglio per emettere la sentenza. Abbastanza però, per gettare un’ombra sul ruolo di Gatti e di Cojocaru, il cui Dna, per il suo difensore Rossella Sclavi non sarebbe stato rilevato con chiarezza, nel duplice, feroce omicidio.