Novate Mezzola, bonifica ex Falck: tutti prosciolti

Il giudice del Tribunale di Sondrio ha archiviato le accuse per i 13 imputati nell’indagine

I carabinieri forestali fuori dai cancelli dell'ex fabbrica

I carabinieri forestali fuori dai cancelli dell'ex fabbrica

Novate Mezzola (Sondrio), 23 settembre 2020 - In pochi, probabilmente, si aspettavano il non luogo a procedere nei confronti dei 13 imputati nel processo sull’inquinamento da cromo esavalente dell’area ex Falck a Novate Mezzola.

La presenza dell’agente inquinante – e cancerogeno – è stata accertata, non così le responsabilità penali degli imputati tutti prosciolti, ieri in Tribunale a Sondrio, dal gup Antonio De Rosa. Il pubblico ministero Marialina Contaldo – che sembrerebbe essere intenzionata a ricorrere in appello – aveva chiesto per tutti il rinvio a giudizio, ma alla fine ad essere accolta è stata la richiesta dei legali dei 13 accusati fra i vertici della società Novate Mineraria Srl, Marco Pensa, Marco Butti, Aldo Cappi e Dario Comini, della Novamin Spa, Giuseppe Bartolini, della Provincia di Sondrio, Daniele Moroni e Giambattista Bertussi, di Arpa Sondrio, Carlo Pellegrino e Maurizio Tagni e di Regione Lombardia, Nicola Di Nuzzo, istruttore referente nel procedimento di bonifica della ex area Falck. Unitamente alla Novate Metallurgica Novamet spa, oggi in liquidazione, erano indagati, a vario titolo, chi per omessa bonifica dei luoghi inquinati rappresentati dalla ex Falck di Novate e dalla discarica del Giumello e chi anche per false attestazioni sulla conformità alle normative della asserita bonifica effettuata. Se la richiesta di ricorso che il pm, probabilmente, avanzerà dovesse venire accolta il processo proseguirà davanti alla Cassazione, in caso contrario la questione giudiziaria legata all’ex Falck si chiude qui.

L’udienza di ieri segue, oltre che a numerosi rinvii, anche al sequestro probatorio – avvenuto nel maggio 2018 - della discarica del Giumello, Samolaco, e di parte dell’ex area industriale a Novate. Entrambe le zone poste sotto sigillo i venivano utilizzate per interrare le scorie derivanti dagli scarti della lavorazione dell’acciaio, ricche di cromo esavalente. Il sequestro era stato preceduto da quello nell’aprile 2017 quando, al centro dell’indagine – iniziata a fine 2016 - si erano venuti a trovare i piezometri, le vasche e i pozzi d’ispezione che costituiscono la rete di monitoraggio delle acque limitrofe alla vecchia area industriale. Resta il rischio che il lago – vicino alla riserva del Pian di Spagna, area umida protetta più grande d’Europa - possa essere stato raggiunto dal metallo pesante.