L’Università si mette al servizio della giustizia, con giovani giuristi, ma anche ingegneri gestionali, informatici ed esperti di statistica, che avranno il compito di elaborare nuovi modelli gestionali e di lavoro che consentano di smaltire l’annoso arretrato di fascicoli. È il progetto "Next Generation Upp", in partenza in questi giorni nel tribunale di Bergamo di via Borfuro e in altri palazzi di giustizia italiani, grazie ad una serie di bandi per borse di studio e assegni di ricerca promossi dall’Università di Bergamo e da quella di Brescia, per i quali il ministero della Giustizia ha stanziato un milione di euro. "I nostri studenti - spiega la professoressa Elisabetta Bani, a capo del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Bergamo - entreranno in contatto con magistrati e personale degli uffici e con loro collaboreranno ad individuare eventuali punti critici e ad elaborare i nuovi modelli gestionali". Quattro le linee di intervento: il primo step è la raccolta dati rispetto alla situazione attuale; il secondo riguarda la gestione e lo smaltimento dell’arretrato; il terzo è arrivare all’elaborazione di nuovi modelli e alla loro sperimentazione; il quarto punto è fare tesoro di questo percorso sul campo per rivedere e migliorare i modelli formativi universitari.
"Con questi bandi - sottolinea Daniela D’Adamo, docente di Diritto Processuale Civile all’Università di Bergamo - i laureati si mettono al servizio del sistema giuridico, per conseguire gli obiettivi del Pnrr, implementando modelli per una giustizia più veloce". I primi bandi, rivolti ai laureati under 35, sono stati pubblicati ed altri sono in arrivo. Per il momento sono già previste tre borse e tre assegni di ricerca sul sito dell’Università di Bergamo. Altri si trovano sul portale dell’università di Brescia.
Michele Andreucci