Morto in Valmalenco, l’ultima parola ai Ris di Parma

Caso Mingarelli, l’indagine della Procura verso la chiusura

Morto in Valmalenco, nel riquadro la vittima Mattia Mingarelli

Morto in Valmalenco, nel riquadro la vittima Mattia Mingarelli

Sondrio, 18 luglio 2019 - Verso la conclusione l’indagine per la morte di Mattia Mingarelli, il 30enne rappresentante di commercio di una ditta di bibite e vini di Nuova Olonio di Dubino e residente ad Albavilla, nel Comasco, trovato senza vita la vigilia di Natale a poca distanza da un pilone della seggiovia dei «Barchi» nei boschi della Valmalenco, dopo due settimane di ricerche ininterrotte; ma potrebbe esserci ancora tempo per una svolta.

Il Procuratore capo di Sondrio, Claudio Gittardi, ora titolare del fascicolo di cui si era occupato, fino al suo rientro in Procura a Milano, il sostituto Antonio Cristillo, vuole chiudere il cerchio quanto prima, possibilmente entro il mese di luglio, comunque prima della fine dell’estate. La Procura attende ancora gli accertamenti effettuati dal Ris al rifugio ai Barchi per poter, poi, valutare attentamente, mettendoli in relazione fra loro, tutti gli elementi raccolti. I risultati sono già stati sollecitati e sono attesi a breve. Sarebbero già in possesso della magistratura inquirente, invece, le valutazioni effettuate in sede di esame autoptico e tossicologico, così come gli accertamenti condotti sui device sequestrati, computer e telefonini, a Giorgio Del Zoppo, titolare del rifugio. Fu lui, l’8 dicembere dell’anno scorso, l’ultmo a vedere Mattia Mingarelli vivo, insieme avevano bevuto qualche bicchiere di vino e mangiato un tagliere di salumi «ai Barchi».

Da quando uscì dal rifugio in Valmalenco, a pochi metri dall’abitazione della sua famiglia, del 30enne si persero le tracce per due settimane, poi, il ritrovamento del corpo. Giorgio Del Zoppo, detto «il gufo», da subito è stato al centro della vicenda avendolo visto per l’ultima volta, ma anche perché aveva trovato il suo telefonino; ma non è mai stato indagato e non c’è al momento alcuna conferma in merito a un suo coinvolgimento diretto nella vicenda. Eppure, pochi giorni fa gli inquirenti hanno proceduto ad un ulteriore accertamento nei suoi confronti, disponendo l’acquisizione informatica del suo telefonino. Perché? E perché proprio ora, a ridosso della possibile chiusura delle indagini? «Nessun nuovo filone di indagine, solo il completamento degli accertamenti in essere» assicura il procuratore Gittardi, ma ora più che mai si attende una possibile svolta della vicenda. Ai Barchi, intanto, il titolare prosegue nei lavori di ristrutturazione del suo rifugio, chiuso dal dicembre scorso, e che, rimesso a nuovo, intende aprire a partire dalla prossima settimana.