Sondrio, paziente muore in ospedale poche ore dopo la coronarografia

"Ma come è possibile perdere la vita così nel 2016? La coronarografia è stata eseguita da un tirocinante, da un medico alle prime esperienze?". E l'ospedale: "Abbiamo fatto l'impossibile per salvarlo"

L'ospedale di Sondrio (National Press)

SONDRIO, FOTO GENERICHE DELL'OSPEDALE - FOTO(NATIONAL PRESS/ORLANDI).

Sondrio, 27 luglio 2016 - Dramma in corsia lunedì notte, 25 luglio,  nell’ospedale di Sondrio. Un uomo di 58 anni, residente a Valfurva, ricoverato nel reparto di Cardiologia per essere sottoposto a una coronarografia non potrà più fare ritorno a casa. È, infatti, morto prima dell’alba in un letto della medesima struttura ospedaliera. Insomma, parrebbe - almeno in questo caso - che non si possa affermare neppure che «l’operazione è riuscita, ma l’ammalato è morto». Il paziente, proveniente dall’Alta Valle, è stato affidato alle cure della Struttura di cardiologia di cui è direttore la dottoressa Emanuela Tavasci la cui equipe si è da subito impegnata a mettere in campo la sua metodologia.

I parenti del 58enne, alla comunicazione della terribile notizia, sono piombati nel più profondo sconforto e nell’incredulità, come è più che comprensibile per l’improvvisa perdita di un proprio caro, per un esame sì invasivo, ma che oggi l’utilizzo di tecnologie sempre più avanzate (purchè si sappiano usare) riduce di gran lunga i rischi. «Ma come è possibile perdere la vita così nel 2016? La coronografia è stata eseguita da un tirocinante, da un medico alle prime esperienze?», le domande. L’uomo che ha perso la vita non è stato ricoverato all’ospedale «Morelli» di Sondalo, più vicino a dove lui risiedeva, in quanto questo tipo di esame non si effettua al «Morelli», ma solo a Sondrio.

Ecco il perchè, dopo essere stato colpito da un infarto, il valtellinese ha dovuto essere sottoposto alla coronografia, proprio con l’obiettivo di valutare la sua funzionalità cardiaca. Purtroppo l’esame non ha avuto un esito (decorso?) favorevole e sarebbe opportuno, da parte delle autorità sanitarie, capire cosa sia successo. Anche perchè altri forti dubbi, in passato, sono sorti in seno ad altre famiglie di ricoverati, alcuni dei quali direttamente transitati dal reparto in questione all’obitorio. E taluni che, invece, più fortunati, pur non essendo stati soddisfatti della procedura eseguita a Sondrio in seguito alle complicanze sorte da un infarto, hanno poi preferito affidarsi a professionisti di cliniche private di fuori provincia o a primari ospedalieri di strutture pubbliche di altre province. Per carità, non mancherà chi si ritiene soddisfatto delle cure ricevute. Ma, negli ultimi tempi, qui le ombre sembrano di gran lunga superare le luci.

Nel frattempo non si è fatta attendere la replica da parte dell'ospedale: "Nessun intoppo dal punto di vista metodologico o procedurale sarebbe intervenuto a determinare la morte del paziente poche ore dopo la coronarografia - evidenzia il primario di Cardiologia, Emanuela Tavasci -. Si è trattato del “portato” di un quadro clinico fortemente critico evidente già all’ingresso del paziente, giunto da noi in elisoccorso. Si trattava di un paziente ad alto rischio, per effetto delle patologie di cui era portatore e che qui non posso riferire per ragioni di rispetto della privacy, ma che, certamente, ci hanno impedito di poter mettere in campo tutte quelle pratiche e metodologie cui, in altri casi, è possibile ricorrere, come il supporto pressorio meccanico. Tuttavia, come da prassi, noi, a Sondrio, facciamo tutto quello che si deve fare per salvare le vite umane, e così abbiamo fatto anche nel caso di specie, per quanto, purtroppo, il tentativo di effettuare l’angioplastica sia risultato, in gergo clinico, 'inefficace'".