
Morti sospette a Brescia, l'intensa calura ne è causa?
di Milla Prandelli
Negli ultimi giorni Brescia e il suo territorio contano almeno tre morti sospette dovute all’intensa calura: quella di Ezio Gualeni, 47 anni, senza tetto, deceduto sotto i portici dell’Inps di Brescia, quella di un lavoratore della Tav, trovato morto nel suo alloggio nella serata di mercoledì e quella di un camionista, deceduto nel suo camion poche ore dopo, all’interno del parcheggio Brescia Est lungo l’autostrada. Nel cantiere Tav di Lonato Campagna è stato trovato morto Gabriele Lucido, 65 anni. L’uomo è rimasto vittima di un arresto cardiaco, con ogni probabilità legato al caldo estremo della giornata, che potrebbe avere avuto un ruolo nel malore.
Quando è stato trovato dai colleghi, attorno alle 21, non respirava già più. I soccorritori inviati dal numero unico 112 non hanno potuto che constatare il decesso del campano, che viveva negli alloggi forniti dal consorzio Cepav Due, che sta realizzando la linea dell’alta velocità. Ieri mattina, invece, a pochi chilometri dal cantiere della Tav di Lonato un altro malore ha stroncato un lavoratore. Si tratta di un camionista serbo, che si trovava nel su mezzo parcheggiato nell’autoparco di Castenedolo. Aveva 62 anni. Anche lui sarebbe vittima di un arresto cardiaco e anche in questo caso non è escludo che le alte temperature e l’umidità abbiano avuto un ruolo. L’Osservatorio Nazionale Liberalizzazione Trasporti Onlit, presieduto dal bresciano Dario Balotta, ex sindacalista della Cisl, ha preso immediata posizione.
"Cominciamo con il dire basta morti nei cantieri pubblici – afferma Balotta -La stazione appaltante per la Tav è lo Stato, che oltre ad affidare i lavori ha anche il dovere di controllare come essi si svolgono: non solo da punto di vista progettuale ma anche dal punto di vista della garanzia della salute e sicurezza dei lavoratori. L’opera non è così urgente da non fermare i lavori in questi giorni di intenso caldo e forte umidità. I lavori potrebbero essere tranquillamente sospesi. Non c’è giustificazione alcuna. Non è giusto fare lavorare gli operai delle aziende appaltatrici sotto il sole. Per quanto concerne l’autista anche lui fa parte di chi lavora moltissimo, sempre. Con ogni condizione climatica. I camionisti in Italia sono abituati al superlavoro per rispettare i tempi. Dormire nella cabina con queste temperature non consente il recupero psicofisico necessario a guidare il giorno dopo o qualche ora dopo. E in più espone il lavoratore a gravi situazione di rischio per la salute".