Mese, operai "talent scout" alla Fic: su 50 curriculum segnalati le assunzioni sono due

Valchiavenna, l’azienda aveva affidato ai dipendenti il compito di trovare i profili giusti sul mercato. Si puntava a cinque nuovi ingressi

Alcuni dipendenti della Fic nel reparto impianti di refrigerazione

Alcuni dipendenti della Fic nel reparto impianti di refrigerazione

MESE (Sondrio) - Finisce con un "pareggio" la particolare sfida della FIC di Mese in merito al recruitment di personale, preferibilmente qualificato. Nella sede di Mese della FIC, un’eccellenza della provincia di Sondrio che produce scambiatori di calore, di curriculum ne sono arrivati una cinquantina, un buon numero, ma solo due candidati avevano le caratteristiche richieste dalla società valchiavennasca che aveva previsto 5 nuove assunzioni. La difficoltà di trovare personale qualificato, qui alla FIC ma anche in altre realtà, è un grosso problema perché costringe le aziende a dover formare nuovi operai dal niente o quasi. E questo vuol dire un esborso di denaro per far effettuare dei corsi agli operai senza troppe competenze specifiche ma anche che poi gli stessi saranno operativi al 100% solo dopo alcuni mesi.

La campagna di recruitment della FIC aveva fatto parlare per la sua originalità: l’azienda per trovare queste nuove 5 figure professionali si è rivolta agli operai chiedendo loro di segnalare alcuni nominativi perché "nessuno meglio dei nostri operai conosce intimamente le caratteristiche che deve avere il futuro collega" si leggeva nel volantino.. Tanti gli incentivi: a chi aveva segnalato il potenziale operaio, dopo 6 mesi e dopo l’assunzione, sarebbero stati riconosciuti 1.000 euro mentre al candidato sarebbero andati 1.500 euro come premio di ingresso, sempre dopo i 6 mesi e l’assunzione".

Ora la campagna si è conclusa con uno 0-0. "La campagna è terminata e sono arrivati circa 50 curriculum – dice il direttore della produzione, Enrico Sanjust –, un discreto numero. Il lato positivo è quello di aver mosso le acque mentre il problema è che non siamo riusciti completamente ad attrarre operai già formati. Tra i 50 candidati, solo 2 avevano le caratteristiche richieste. E, tutto sommato, sarebbe stato anche un buon risultato considerando le grandi difficoltà nel trovare personale qualificato e formato. Purtroppo nel frattempo altre due figure ci hanno lasciato per approdare in altre realtà, una è andata a lavorare nella vicina Svizzera attratta probabilmente da compensi più alti di quelli proposti in Italia mentre l’altra, un cittadino ucraino arrivato subito dopo lo scoppio della guerra, ha deciso di far ritorno al suo paese. E quindi le due nuove figure professionali, trovate grazie a questa ricerca, vanno a compensare queste due che ci hanno abbandonato. Non ci resta che formare 5 figure".