Agnosine, massacrò la ex che voleva lasciarlo: "L’ho accoltellata, ho dovuto farlo"

Entra nel vivo il processo per il delitto di Giuseppina Di Luca

La vittima, Giuseppina Di Luca, 46 anni

La vittima, Giuseppina Di Luca, 46 anni

BRESCIA

"Ho dovuto farlo", ripete Paolo Vecchia ai carabinieri ai quali si costituisce dopo l’omicidio della moglie. È entrato nel vivo il processo in Assise al 52enne operaio di Sabbio che il 13 settembre 2021, incapace di accettare la separazione, massacra Giuseppina Di Luca, 46 anni, aggredita sulla porta della sua nuova casa di Agnosine prima di recarsi al lavoro. Omicidio aggravato e maltrattamenti ai danni dell’ex e delle figlie, Tanya e Sara, di 21 e 24 anni - ora parti civili con 5 zie - i reati contestati. In aula sono sfilati i primi testi del pm Benedetta Callea, i militari che hanno condotto le indagini ma anche la vicina, che per prima, alle 7,55, ha scoperto Giusy agonizzante in fondo alle scale del palazzo e ha chiamato il 112: "Mentre mi preparavo per uscire ho sentito casino - racconta Sara -. Quando ho aperto mi sono trovata davanti sangue dappertutto. È sceso un altro vicino, sentivamo lamenti dal garage, siamo andati e trovato la signora". Per il maggiore della Sis Giuliano Gallina, l’aggressione inizia nell’androne e prosegue nell’interrato, dove la vittima cerca di scappare. "Ci sono stati più attacchi". Una dinamica criticata dall’avvocato di Vecchia - seduto a testa bassa - Roberto Lancellotti, che ha evidenziato come le suole della donna siano rimaste pulite e che sulle scale della cantina non siano state trovate impronte di risalita. A casa di Vecchia la Sis ha recuperato 2 coltelli, uno etnico con lama di 20 centimetri piegata, e uno a serramanico chiazzato di sangue. Armi compatibili con le 40 ferite sul cadavere, dice il medico legale Maria Cristina Russo.

"I colpi fatali sono stati 4, al torace, il più profondo di 12 centimetri. Per morire ci ha messo 15 minuti". Cristian Casali, maresciallo Compagnia di Salò, dà conto che la Clio dell’imputato dall’1 al 13 settembre è stata inquadrata 42 volte dalle telecamere sulla via per Agnosine. Il giorno del massacro posteggia alle 6,34 sul retro della casa, poi riparte per Sabbio alle 7,51. "Alle 6,36, 6.48, 6,49 si intravede Vecchia che cerca di entrare nell’androne". Nei telefoni la Procura rinviene le prove dei trascorsi di violenza. In una registrazione di un incontro di coppia del 30 agosto rintracciata sui cellulari di entrambi lo si sente che cerca di convincere la ex a tornare. Le promette di cambiare, ma lei: "Sono 5 anni che non ne posso più, sono dimagrita 10 chili, non dormo, hai rovinato 3 persone e cambi? È tardi". Conversazioni tra la vittima e le figlie intercorse nei mesi precedenti attesterebbero botte alle ragazze, anche con un ferro, e minacce di coltellate. E ancora, Tania - a registrarla, la sorella - in agosto urla al padre: "Non dici alle tue figlie vi ammazzo la madre se non torna a casa, capito? Ma sei scemo?". E a settembre: "Il papà sta buttando via i suoi vestiti, tanto dice che in carcere non gli servono".