Il lupo va a caccia in Valle. E si torna all’antica contesa

L’ex presidente della Provincia, Luca Della Bitta, difende gli allevatori. Federcaccia chiede le dimissioni del tecnico faunistico di palazzo Muzio

La presenza del lupo divide

La presenza del lupo divide

Chiavenna (Sondrio) - Nonostante gli sforzi degli ambientalisti dai fratelli Grimm ai giorni nostri il lupo ha sempre goduto di una pessima fama, specie quando fedele alla sua indole si mette a mangiare le pecore, che infondo a pensarci bene è un po’ il suo lavoro. Eppure di fronte all’ultima razzia in Val Fontana, nel territorio di Ponte, dove in una serie ripetuta di assalti sono stati uccisi una ventina di capi a quanto sembra da un unico lupo famelico, non sono mancate le polemiche. A provocare i malumori degli allevatori sono state le parole del tecnico della Provincia di Sondrio per i grandi predatori, Maria Ferloni, che ha assicurato "per ora" i risarcimenti, ricordando però che i capi "non vanno lasciati per mesi allo stato brado in quota", insomma occorre dimostrare di aver cercato di custodirli dagli assalti del lupo e dell’orso. Abbastanza per far andare su tutte le furie il sindaco di Chiavenna, ed ex presidente della Provincia di Sondrio, Luca Della Bitta che tra lupi famelici e allevatori non ha dubbi da che parte stare.

"Leggere che, per voce di un funzionario provinciale, a seguito della presenza di un esemplare di lupo si metta in discussione decenni di cultura, agricoltura e allevamento della mia terra mi ferisce – spiega - Sono certo non sia stata la linea dell’amministrazione provinciale degli anni passati e credo non sia nemmeno quella attuale. Accusare chi, da solo, con passione, capacità, energia ogni giorno si prende cura delle nostre montagne e del nostro territorio di essere fuori tempo per un lupo, con tutto il rispetto per ogni forma di vita, mi pare paradossale e inaccettabile. Continuo a pensare che se c’è qualcuno con i suoi animali che siano pecore, capre o mucche vive il territorio abbiamo speranza. Continuo a credere che a questa nostra gente dobbiamo dire grazie, perché sono custodi della nostra terra in un momento in cui ne ha tanto bisogno". Dalla parte dell’ex presidente si è schierata Federcaccia Sondrio. "Tanti nostri associati prima di essere cacciatori sono agricoltori, alcuni di professione ma c’è anche chi l’agricoltura la vive come un integrazione al reddito – spiegano - Lo spirito che tutti accomuna tutti è uno solo: l’amore per la propria terra e per le proprie tradizioni. E se oggi possiamo godere di un paesaggio che tutti ci invidiano dobbiamo dire grazie a loro. Però fino a quando c’è la faranno? Questo dipende dalle istituzioni a tutti i livelli: sindaci, presidenti Cm, consiglieri provinciali, il presidente della Provincia, tutti devono lavorare e in parte lo stanno già facendo per aiutare questi eroi moderni a combattere contro l’avanzata della cultura metropolitana alla quale piace pensare che la Valle sia un parco naturale per lupi ed orsi ma quando nei week-end arriva non tollera l’odore del letame". Federcaccia chiede infine le dimissioni della Ferloni.